Le fregate americane del 1797

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

 

 

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 Le Fregate americane

    Ma a chi affidare il gravoso compito di progettare le nuove unità?  Il fatto era che non esisteva alcun Dipartimento Navale che potesse sovrintendere alla costruzione ed inoltre, cosa assai determinante, non esistevano nel parse cantieri di dimensioni tali dove poter costruire vascelli da 100 cannoni. No! Quello di cui necessitavano gli americani erano delle unità leggere e veloci e sufficientemente armate, così fu autorizzata la costruzione di sei fregate.

   Dunque, era quanto mai necessario trovare, e al più presto, un responsabile che fosse progettista e costruttore, e la scelta non fu cosa felice; l’uomo che doveva essere a capo di questa organizzazione e allo stesso tempo ricoprire queste qualità fu individuato a Filadelfia nella persona  di  Joshua Humphreys,   già maestro d’ascia di notevole esperienza e, di fatto, egli ricevette l’incarico di progettare le nuove unita da guerra.  Non ancora soddisfatto, il vecchio Generale della rivoluzione Henry Knox, allora Ministro della Guerra, pose alcune condizioni, la prima delle quali stabiliva la lunghezza massima che dovevano avere le navi (44.80 mt.) solo pochi metri in meno rispetto ad un vascello da guerra Inglese. Furono stabilite anche le sedi dove le fregate sarebbero state costruite ed esattamente: una fregata da 44 cannoni sarebbe stata costruita a Filadelfia sotto la direzione dello stesso Humphreys; la seconda sarebbe stata costruita a Boston presso i cantieri Hartt;  la terza e la quarta, sempre da 44 cannoni, rispettivamente a New York nei cantieri di Forman Cheeseman e  l’altra in Virginia a Goeport nel cantiere Jhon Morgan. Le ultime due da 38 cannoni, una a Postmouth nel New Hampshire sotto la direzione del Col. James Hackett, l’altra a Baltimora nel Meryland nel cantiere di David Stodder. Quale seconda condizione, Knox, stabilì inoltre che fosse assegnato a Humphreys un aiutante di altrettanta comprovata esperienza e la scelta cadde su Josiah Fox (foto 07) originario della Cornovaglia. Quest’ultimo, ingegnere navale, aveva lavorato nei migliori cantieri d’Inghilterra ed era senz’altro a conoscenza di tutte le ultime esperienze in campo del naviglio militare.

   Nell’autunno del 1793, Fox era emigrato in america non come colono ma per studiare da vicino i legnami di cui i costruttori americani si servivano per le loro imbarcazioni: dal pino bianco e suoi simili alla quercia e il cedro rosso.

   Inizio così una collaborazione di difficile coesistenza e non solo per la diversità del carattere ma, soprattutto, per i principi costruttivi che ciascuno di loro aveva nella mente. Di fatto Fox pensava che le dimensione eccessive avrebbe reso i velieri troppo pesanti ed inoltre, considerava l’idea di Humphreys di porre l’ordinata massima così a poppa, non avrebbe conferito la giusta idrodinamica e ancora, sempre secondo Fox, il dritto di prora era troppo poco inclinato e un po’ basso rispetto la linea di galleggiamento. Insomma, era tutto l’insieme della forma che secondo lui non andava e, non da ultimo, non era d’accordo sul fasciame di cinta. 

   Humphreys dal canto suo era irremovibile,  perciò tutte le obiezioni di Fox caddero nel nulla, come polvere nel vento; fu così che Fox, ancora più ostinatamente, varò un progetto alternativo a quello di Humphreys e quando nella primavera del 1794 i progetti furono sottoposti a Knox per l’approvazione, quest’ultimo non sapeva proprio da che parte orientarsi. Iniziarono così una serie di consultazioni con altri progettisti, ed alla fine, fu scelto un progetto che teneva conto di alcune modifiche volute da Fox pur rispettando le dimensioni volute da Humphreys.

 

 

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