Ma con l'evolversi
della storia, si arrivò all'ultima sosta di Nelson in quel di La
Maddalena, i tempi incalzavano e la flotta francese aveva salpato le
ancore. Bisogna dire che l'ultima sosta della flotta fu resa necessaria
per sfuggire ad un violento fortunale sospinto dalla sferza del
maestrale. Un'ultima sosta, questa, in cui il grande Ammiraglio si dedicò
in prevalenza alla corrispondenza d'ufficio. Già nella precedente aveva espletato l'onere di scrivere per suo
conto e fra i vari scritti da lui lasciati, troviamo una lettera
indirizzata a Carlo Felice, nella quale intesseva la sua stima nei confronti di
Agostino per la sua opera di governatorato.
" Signore, non potrei partire
dall'isola della Maddalena senza prima assicurare Vostra Altezza Reale
che la condotta del Governatore Millelire è stata sempre così
perfettamente corretta e strettamente conforme all'editto di neutralità
di Vostra Altezza Reale, da meritare costantemente la mia perfetta
stima. Pertanto mi permetto di sollecitare per questo eccellente
governatore un segno di approvazione di Vostra Altezza col conferirgli
un maggior grado, ciò che mi sarà di grande gradimento e
soddisfazione".
Allo stesso tempo scrisse anche a don
Antonio Biancareddu, parroco della chiesa di Santa Maria Maddalena, per
ringraziarlo dei suoi servigi e già per fare cosa gradita alla sua
comunità, recando in dono un crocefisso e due candelabri in
argento quale segno di riconoscimento.
"Reverendo Signore, tengo a chiedere
che mi sia permesso di donare alla Chiesa di Maddalena un pezzo
d'argento di chiesa come segno della mia stima per i degni abitanti e
del mio ricordo per il trattamento ospitale ricevuto sempre da loro
dalla flotta di Sua Maestà posta sotto il mio comando. Possa Dio benedirci
tutti. Rimango, Reverendo Signore, Vostro molto obbediente
servitore".
Alle ore tre pomeridiane del 19 Gennaio del 1804 quando tutto sembrava
scorrere nella più assoluta normalità, nonostante il persistere del
vento, apparvero a vele spiegate le fregate "Active"
e "Seahorse"
che Nelson aveva lasciato a pattugliare nelle acque circostanti il golfo
di Tolone, recanti il messaggio tanto atteso: "The Enemy is at the
sea" (Il nemico ha preso il mare). Nella quasi immediatezza
susseguirono gli ordini e un improvviso brulicare di uomini si
affaccendò sui pennoni, agli argani e alle manovre, e, alle 6.20
dello stesso giorno la flotta salpò scivolando velocemente
attraverso il passo delle Biscie. Questo però è un punto quanto mai
controverso perché nel libro di bordo della Victory è riportato che la
flotta salpò sì il giorno stesso, ma nella notte fra il 19 e 20 Gennaio
ed esattamente alle ore 03.20 per eludere eventuali sorveglianza da
parte delle spie francesi.
...l'indomani mattina, in
quella grigia
giornata invernale, mi stavo aggirando tra le strette viuzze della
bianca cittadina adagiata sul granitico pendio, camminavo avvolto nel
mio pastrano pesante cercando di tenere alzato il bavero onde ripararmi
il viso dalle raffiche dal vento freddo di maestrale, camminavo a testa
abbassata facendo attenzione a non inciampare nelle sporgenze sconnesse del lastricato che saliva a guardia
vecchia e quasi d'improvviso, incontrai Agostino che stava
scendendo in senso opposto.
- "Agostino, buon giorno, avete visto che giornata
burrascosa"
- "Si, non si può dire che sia una bella giornata. Avete
sentito la notizia?"
- “Nun si po’ dì chi
sia una bedda jurnata! Eti sintitu a notizia ?”
(5)
- "Quale notizia?"
-" Questa notte la flotta è salpata in tutta fretta, sembra
che i francesi si siano decisi a lasciare il porto di Tolone".
-
“Quista notti a flotta è sarpata in tutta
sprenscia, pari chi i francesi si so dicisi a lascià u portu di Tuloni!”
(5)
…a
questa notizia sobbalzai,
pur sapendo che prima o poi inevitabilmente ciò sarebbe accaduto e guardando il volto attonito di Agostino,
esclamai:
- "Caspita, allora ci siamo... ed ora cosa succederà?"
...quel breve dialogo mattutino rese
entrambi a dir poco un pò perplessi circa gli eventi prossimi, più che
altro perché era giunta a La Maddalena la notizia, filtrata
attraverso i soliti canali, che la flotta dell'Ammiraglio Velleneuve
doveva congiungersi con le unità di Rochefort, per tentare uno sbarco in
Inghilterra, tanto più che queste notizie era suffragate dal fatto che
Napoleone non aveva nascosto questi suoi intenti.
Quello che ne seguì da
parte inglese, fu un inseguimento ad oltranza e
infatti, conoscendo le intenzioni di Napoleone, Nelson tentò di
intercettare la flotta francese nel sud della Sardegna, ma non fece a
tempo. Peraltro, l'intento di trarre in inganno la flotta inglese, da
parte di Villeneuve, inoltrandosi in
Atlantico e facendo rotta verso le indie occidentali, per poi
improvvisamente volgere la prua verso la manica a copertura dello
sbarco, fallì. La causa è da ricercarsi nelle forti raffiche di
maestrale che si abbatterono lungo la costa occidentale della Sardegna
per cui, Villeneuve,
riparò nuovamente a Tolone e Nelson, male interpretando le mosse
dell'avversario, lo inseguì inutilmente attraversando lo stretto di
Messina sino ad Alessandria. Niente. Nessuna traccia della flotta
francese, solo dopo il suo ritorno a Malta, egli venne a sapere che il
nemico aveva riparato nuovamente a Tolone così, il 29 Febbraio, Nelson
ancorò al sua squadra nella rada di Pula, una
quindicina di Miglia a sud-ovest di Cagliari.
(5) le inflessioni riportate sono scritte in idioma dialettale
Sardo Maddalenino
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