L'Arcipelago di La maddalena a cura di Alessandro BELLOTTO |
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Certamente oggi in questa gioiosa giornata settembrina le cose appaiono senz'altro diverse dal quel lontano giorno di Ottobre del 1803, uggioso e freddo, in cui gli abitanti, per la prima volta, videro lo svolgersi di uno spettacolo quanto mai nuovo e inconsueto. L'arrivo nell'Arcipelago della squadra navale inglese, in linea di fila e con la nave ammiraglia innanzi, la leggendaria Victory; fu sicuramente uno spettacolo di rilevante perfezione e coordinamento, l'eleganza delle manovrare nel serrare le vele con la precisione consueta di una perizia marinaresca quanto mai consolidata. Alle quattro pomeridiane del 31 Ottobre 1803, ben sei navi di sua maestà britannica, diedero fondo all'ancora nella rada di Mezzoschifo. ...certamente non avrei mai supposto che i passi alle mie spalle così frettolosi si affiancassero ai miei. Sostai quasi al limitare della banchina in faccia al mare, e lui fianco a me, si soffermò piè in avanti come pronto a scattare. Mi volsi e osservai l'uomo fianco a me, alto magro dall'aria attenta e lo sguardo lontano. - "Comandante... le porgo il buongiorno". - "Si... buon giorno". - “bonjornu!”
... “Gustignà” ovvero Agostino MILLELIRE, comandante e governatore dell'Arcipelago stava fermo in silenzio ad osservava, e già la sua mente pensava...pensava al dopo, a domani e ai giorni a venire. Il suo prossimo impegno era davvero arduo sapendo che avrebbe dovuto affrontare, con la consueta diplomazia che lo accompagnava da sempre, l'occhio del grande marinaio. Avrebbe dovuto presentare con rispetto ed eleganza, le credenziali del suo re dando il benvenuto al gradito ospite. ...certo i ricordi affiorano, e pian piano, lentamente, l'Agostino dal volto intenso e volitivo, avvolto nel suo mantello blu dal grande bavero e col suo cappello a tubo si volse mi guardò e disse: - "Si, caro amico, scusate la mia distrazione ma sono preso dalle circostanze, voi capite! Sapete,.. tutto ciò è come se fosse accaduto ieri, anzi... ora" - “
Eh si u mè caru! M’eti presu di spruvvista! Eru pinzendi a tuttu
quiddu chi c’è capitendi tra capu e coddu!”
(1) ...Le sue parole scandivano l'accento isolano, mentre il suo racconto scivolava sulle ali del tempo, e il presente, assumeva il tono di quel mondo passato e si affacciava all'oggi con la sua verità. - "Devo spedire un corriere in Gallura, a Tempio, per avvertire il Comandante del loro arrivo." - “Sogu pinzendi di mandà un currieri a Tempiu pè avvisà u comandanti di quistu nou arrivu!” (1) Certamente Agostino MILLELIRE in quelle circostanze seppe destreggiarsi con eleganza e notevole senso di praticità nell'affrontare le esigenze del grande Ammiraglio, pur mantenendo con garbo e diplomazia la neutralità che il sovrano gli impose di osservare. - "Dunque: a cosa è dovuta la presenza inglese in queste acque?" ...Agostino mi accennò che la presenza inglese nell'Arcipelago era cosa gradita, ma che ciò, avrebbe anche significato una serie di problematici impegni sia nel mantenere la neutralità e non dare adito ai Francesi di lamentarsene, sia per le pressanti esigenze nel fornire loro gli approvvigionamenti di cui avevano bisogno, e, non da ultimo, vi era anche un'altra preoccupazione che si stava incuneando nei suoi pensieri. - "Non sarà facile procurare loro tutto il necessario, dovrò adoperarmi a tal fine e convincere i contadini e i pastori Galluresi a collaborare." - “Di
certu nun sarà facili, procurà a tutta quista jenti, tutto quiddu chi
ghi potaria sirvi! E poi!! Ohia ohia a cunvincì i gadduresi a dassi una
mossa!”
(1) ...E ancora continuò, - "Chissà poi perché proprio qui! Staremo a vedere" - “Ma
quiddu chi nun agghiu capitu è u perché propiù qui all’isula! Ba!
staremmu a vidè!” (1) La permanenza nell'Arcipelago, che sarebbe perdurata nel tempo con altrettante visite, dopotutto, costituiva un deterrente quanto mai utile al fine di contrastare o quanto mai intimorire, le scorribande dei corsari francesi che infastidivano l'isola; senza contare le puntate dei barbareschi che si alternavano frequenti e che da troppo tempo, razziavano sistematicamente le coste del territorio. A tal proposito, il MILLELIRE, non tardò certo nel sensibilizzare il potente ospite all'annoso problema e quest'ultimo, dal canto suo, pur non promettendo nulla di assoluto, dimostrò interesse. Oltre a ciò, sulla tranquillità isolana incombeva ora anche un'altro potenziale giogo e che nell'immediato avrebbe sicuramente afflitto Agostino: gli eventuali disordini che potevano insorgere per il fatto che i marinai in questione, erano per mare da troppi mesi. ...Lungo il molo intanto, si erano radunati alcuni passanti soffermandosi ad osservare cotali manovre, al che, d'improvviso Agostino si volse verso di me e disse: - "Ora devo andare, vi porgo i miei saluti... al prossimo incontro." - “Avà
devu propriu andà! Ti salutu (o Ghi salutu) … avvidecci!” (1)
(1) le inflessioni riportate sono scritte in idioma dialettale Sardo Maddalenino
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