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Storia dell'Aviazione Navale Italiana

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Due Momenti della cerimonia di consegna del primo Helldiver alla Marina Militare da parte della US NAVY nell'estate del 1952 

guida la sezione il T.V. Anton Vittorio Cottini. 

Il Velivolo reca sulla naca del motore il codice "1 01", lo stesso che sarà dipinto ventinove anni più tardi sul primo TAV-8B della Marina.

(Foto Ufficio Storico M.M.)

 

 

   

Ad ogni buon conto gli alleati sono comunque disponibili a formare il personale e a fornire alcuni velivoli alla Marina Militare, questo è un fatto di assoluta importanza al fine di determinare nella Forza Armata la decisione di ricostituire una propria componente aerea che, in attesa di tempi migliori, potrà operare da basi terrestri; nel 1950 viene cosi inviato negli States, un primo nucleo di allievi piloti e specialisti per essere formato presso le scuole della  U.S. Navy. Tutto questo a copertura, in ambito interalleato, dei nuovi compiti che ciascun partner è chiamato a sostenere, in particolare, è prevista una significativa presenza di reparti di volo della nostra Marina a copertura del settore del Mediterraneo centrale.

     Già nell’estate del 1952 il personale italiano ha raggiunto un livello di addestramento ottimale: gli specialisti sono abilitati e brevettati ed i piloti hanno conseguito anch'essi il brevetto di volo ed effettuato anche una serie di missioni a bordo delle portaerei americane.

     Nello stesso periodo, mentre la nostra delegazione  è ancora in America, i nostri delegati ricevono i primi due aerei ceduti dagli U.S.A. alla Marina Militare Italiana come viatico per la ricostituzione dell’Aviazione Navale; anche in questo caso si tratta di Curtiss S2C-5 Helldiver, così sui velivoli vengono apposte le coccarde tricolori italiane su cui, per l’occasione, campeggia un’ancora, mentre sugli impennaggi di coda viene dipinto il simbolo della Marina Militare.

     I due aerei vengono cosi imbarcati sulla portaerei Midway diretta nel catino del  Mediterraneo, ma all’arrivo in Patria un’amara sorpresa attende i nostri piloti: in ottemperanza alla suddetta Legge del 1937 che assegna tutti i velivoli militari all’Aeronautica Militare, anche questi aerei vengono presi in carico dall’Aeronautica Militare che li inquadrerà nell’ 86° Gruppo A/S per lo più, la stessa Aeronautica, non riconosce i brevetti di pilotaggio conseguiti in America ne i brevetti delle varie  specializzazione dei tecnici. 

...Ma andiamo con ordine:

     Il mattino del 19 Dicembre 1952 i due "Helldiver" il cui nominativo era:

 Italian Navy Gull One e Italien Nav Gull Two

ovvero

Gabbiano 1 e Gabbiano 2 della Marina Italiana

alle ore 09,00 decollarono dalla portaerei americana diretti all'Aeroporto di Capodichino, ai comandi dei rispettivi aerei vi erano: il tenente di vascello Mario Volpe accompagnato dal secondo capo motorista Rosario Cavallaro su Gabbiano-uno  e il sottotenente di vascello Vittorio Valente con il secondo capo  Alfredo Cerofolini su Gabbiano-due. Secondo un resoconto personale fornito anni più tardi dall'Ammiraglio Valente, quel fatidico giorno, in realtà, passò alla storia come "l'incidente di Capodichino". Non vi fu nessun intervento da parte delle autorità aeroportuali ma, a pensarci bene, i due "Helldiver" della Italian Navy atterrati potevano benissimo essere considerati come "pirati". Entrambi i velivoli infatti erano privi della giusta registrazione valida ai fini della identificazione internazionale, perciò avevano violato lo spazio aereo Nazionale e inoltre, detti aerei da guerra erano armati e pilotati da personale il cui brevetto non era riconosciuto dai competenti Organi dell'Aeronautica Militare Italiana. Insomma, tutto ciò ancora una volta si dimostrò una diatriba scaturita dalle gelosie tra consorelle, una sorta di pantomima poco elegante e piuttosto contraddittoria, dal momento che ad attendere i due aerei italiani vi era un delegazione di Autorità Militari in rappresentanza delle rispettive FF.AA. ivi compreso il Comandante Hober, quale Addetto Navale presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Roma.

I due "Helldiver" I-01  e  I-02 in volo sono ben visibili le insegne della Marina Militare 

(Foto Ufficio Storico M.M.)

 


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