Storia dell'Aviazione Navale Italiana |
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Aereo Idrovolante Cirtiss "Flying boat" derivato dal modello Curtis 1912 (Foto Ufficio Storico M.M.) |
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...ma facciamo un passo indietro. La conclusione della grande guerra, come gli storici amano definirla, incoraggiò una politica di disarmo che coinvolse le varie nazioni vittoriose in una sorte di riduzione degli armamenti, compresi quelli navali, ciò portò le varie fazioni ad essere convocate alla "conferenza di Washington" che iniziò i lavori il 12 Novembre 1921, dove furono stabilite le rispettive quote di mantenimento in fatto di armamenti navali e, nello specifico, essendo le portaerei ritenute ancora unità sperimentali, non avevano vere e proprie limitazioni nè tanto meno si pensò a limitare il tipo di aerei ad esse collegato. Per gli appassionati di statistiche riporterò di seguito le quote relative a ciascun paese: L'Italia al pari della Francia, ottenne un coefficiente del (4.45) pari a 60.000 Tonnellate; la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ottennero il coefficiente di (10) pari a 135.000 Tonnellate; ed in fine il Giappone al quale fu assegnato il coefficiente di (6) pari a 81.000 Tonnellate. In ciascun modo, ogni paese impiegò le proprie risorse nella messa in opera del rispettivo deterrente navale, ivi compresa anche la marina Militare Italiana, che già pensava alla potenziale dotazione di una portaerei. Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Francia avevano già consolidato il concetto secondo cui le rispettive Marine dovevano avere una propria aviazione, per l'Italia purtroppo vigevano ancora delle remore ....che sfociarono più tardi, come già sappiamo, in una progressiva soppressione dell'aviazione di Marina. Il notevole apporto che la R. Marina diede alla Nuova Arma Aeronautica con il suo deterrente fu a dir poco notevole infatti, nel Giugno del 1920, la flotta aerea comprendeva ben 850 velivoli ed altri in corso di assegnazione, distribuiti tra le varie specialità: ricognizione, caccia, bombardamento, siluranti. Però le ataviche convinzioni sulla condotta delle operazioni navali secondo cui il cannone di grosso calibro poteva risolvere qualsiasi operazione, stavano mutando; la nuova ottica apriva orizzonti di più ampia sfera cambiando le metodologie sulla strategia navale, la necessità assoluta di conoscere anzi tempo il potenziale schema nemico, dava notevoli vantaggi operativi, per lo più, il repentino evolversi di azioni impreviste lasciava troppo poco tempo ad una azione di copertura aerea non programmata, tenuto conto anche della scarsa autonomia dei velivoli dell'epoca, e delle difficoltà delle comunicazioni. Eppure l'assolutismo, di fatto, tolse alla Regia Marina la prerogativa di avere una flotta aerea indipendente. Orbene, questa scelta dettata dalla ottusa quanto esagerata ottimistica sull'impiego dei mezzi aerei operanti da terra, tolse alla Marina l'opportunità di mettere in atto adeguate e tempestive misure sulle future azioni navali. Per quanto non possa sembrare, il Mediterraneo, nella sua estensione praticamente copre un raggio d'azione di tutto rispetto e i tempi di percorrenza comunque lo si voglia valutare, permangono ampi anch'essi. L'Ammiraglio, Paolo Thaon di Revel, allora Ministro della Marina, fu lungimirante nell'intuire che le direttive del nuovo regime lasciavano intravedere una politica estera piuttosto arrischiata, sia in campo militare che navale; il suo dissenso sfociò definitivamente solo due anni più tardi quando, senza alcuna consultazione preliminare, gli fu sottoposta una riforma secondo cui le principali direttive della Regia Marina sulla preparazione e sulla condotta della guerra, passavano nelle mani del Comando Supremo dell'Esercito. Questa fatidica goccia portò il grande Ammiraglio a rassegnare le dimissioni. Il commento enigmatico di Mussolini rivolto all'Ammiraglio fu: " E' per l'Aeronautica "? |
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Idrovolante Macchi L2 a scafo con galleggianti subalari imbarcato sulla portaidrovolanti "Europa"anno 1916 (Foto Ufficio Storico M.M.) |