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Storia dell'Aviazione Navale Italiana

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Nel 1923 fu realizzata la Regia Nave Appoggio Aerei "Giuseppe Miraglia", in effetti un'unità destinata alle ferrovie e convertita al nuovo ruolo durante la costruzione, che rappresenta l'ultimo tentativo italiano di dotarsi di una portaerei.

(Foto Ufficio Storico M.M.)

 

     Nel maggio del 1915 l’Italia entra in guerra contro l’Austria-Ungheria, ed e proprio durante la Prima Guerra Mondiale che la neonata specialità aviatoria conosce un fortissimo sviluppo: all'inizio del conflitto la Regia Marina dispone di soli 3 dirigibili e 15 idrovolanti, ma nel corso delle ostilità, sopratutto quando svanì l'illusione di una guerra a breve termine, fu avviato un potenziamento dei mezzi di linea apportando ammodernamento di dirigibili e una commessa di 250 idrovolanti del tipo "L" e di un centinaio di aerei da caccia Caproni.

     Nel frattempo, il 7 Settembre del 1916 con il Regio decreto n° 1213, Vittorio Emanuele III° stabiliva che i Servizi aeronautici della Marina passavano alla diretta dipendenza del Ministero della Guerra. Improvvisamente tutto l'entusiasmo e tutto il lavoro svolto a monte di ciò, sembrava svanire, e con esso l'importanza e il convincimento che una specifica aviazione posta alle dirette dipendenze della Marina era oramai divenuta indispensabile. 

     Questa idea di passare tutti i mezzi aerei sotto un unico Comando anticipava il tentativo di sopprimere l'Aviazione Navale. Questo fatto unito ad altri contrasti paralleli causarono anche le dimissioni del grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel. Fortunatamente, in pratica, tale decreto non venne attuato e il grande Ammiraglio, riassunte le redini del Comando, diede un nuovo impulso all'arma attuando un vasto programma con nuovi approvvigionamenti aumentando l'organico del personale e col ripristino delle scuole di pilotaggio. Così, autonomamente, la Marina avvalorò i suoi programmi e le  successive commesse portarono il parco dei mezzi aerei ad un livello di tutto rispetto: tra il 1917-18 la "Flotta Aerea" poteva contare su 48 idrovolanti d'attacco, 96 idrovolanti da caccia e ben 249 idro-ricognitori. Identicamente aumentò anche il personale addetto all'aviazione navale che passa dalle 134 unità del 1915 alle 10.348 del 1918. Per di più, alcune direttive dello stesso Ammiraglio di Revel, prevedevano altri mezzi terrestri tra cui 32 bombardieri e 56 caccia. Insomma con queste nuove acquisizioni, nella strategia navale si pensava anche ad eventuali attacchi contro le basi navali nemiche.

     Durante le ostilità vengono effettuate innumerevoli missioni: in primo luogo di scorta e caccia e di bombardamento, unitamente a pattugliamento di ricognizione, sia sul territorio sia sul mare; 121 uomini perdono la vita in azione, ma tutti gli Ufficiali e l’intero personale del Corpo dei Reali Equipaggi, si distinguono per valore, come lo  dimostrano le 405 ricompense al valore conseguite, tra cui anche due Medaglie d’oro al Valore Militare.

     Il giusto riconoscimento per questo sacrificio arriva nel 1920, quando Re "Vittorio Emanuele III" attribuisce ufficialmente all'Aviazione Marittima la giusta  denominazione di "Forza Aerea della Regia Marina" concedendole "la Bandiera di Guerra" che viene subito insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare "per l’intensa attività svolta con onore durante tutto il corso della Prima Guerra Mondiale".

      Nel 1923 viene completata la Regia Nave Appoggio Aerei "Giuseppe Miraglia", la prima e purtroppo anche ultima autentica portaerei italiana; l’unità è infatti destinata a rimanere un esperimento isolato, perché in seguito si deciderà di abbandonare lo sviluppo di questo tipo di unità: solo nel 1941, alla luce degli insegnamenti dei primi mesi di guerra, si capirà la gravità dell’errore commesso che comprometterà molte delle azioni che si svolgeranno nel catino del mediterraneo.

    Bisogna però osservare, che nel frattempo in Italia si verificò un  avvenimento di importanza storico-politico ovvero: il cambio di regime. Con l'ascesa al potere del fascismo, molte cose cambiarono sul piano organizzativo militare; con il Regio Decreto 63, redatto nel Gennaio del 1923, si stabiliva che il Presidente del Consiglio e Capo del Governo, On. Benito Mussolini, veniva nominato commissario speciale per l'Aeronautica. Questo preannunciò una serie indiscussa di altri  decreti inerenti l'Arma Aerea Indipendente che furono il preludio del Regio Decreto n° 645 secondo cui veniva istituita definitivamente la creazione della Regia Aeronautica quale terza Forza Armata dello Stato, pur mantenendo inalterata l'autonomia per la Regia Marina nella gestione del settore aereo; ma nel 1931 viene invece emanata la Legge n° 38 che ridefinisce i compiti e la struttura dell'Aviazione per la Regia Marina che così viene posta alle dipendenze di un generale della Regia Aeronautica.     

      Fra le varie norme si stabiliva anche che i piloti e gli specialisti di volo, dovevano  appartenere esclusivamente alla Regia Aeronautica cosi, d'ora in avanti, gli Ufficiali della Marina potevano ricoprire a bordo dei propri velivoli solo la mansione di "Osservatore dall'Aeroplano".

     Ma il colpo di grazia alle aspirazioni aeronautiche della Regia Marina giunse nel 1937, quando venne emanata una nuova norma che prevedeva la definitiva  assegnazione di tutti i velivoli militari alla Regia Aeronautica, ivi compresi i velivoli delle colonie. Senza propri velivoli e senza piloti, da questo momento, e per tutta la Seconda Guerra Mondiale, la continuità della tradizione verrà assicurata unicamente dagli Osservatori dall'Aeroplano.

 

 

Durante tutta la Seconda Guerra Mondiale la tradizione aviatoria della Marina fu mantenuta viva dagli "Osservatore dall'aeroplano".

su questo INAM Ro.43 appare la dicitura "GARIBALDI"  

(Foto Archivio GRUPAER)


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