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"U-boot"  i battelli del mare sommerso  

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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Chi erano i lupi grigi

 

     Non vi è dubbio alcuno che dal punto di vista della tenacia e delle capacità e sopratutto dal punto di vista dell'abnegazione e attaccamento al dovere, questi mezzi, ovvero chi li governava, ha senz'altro dimostrato di avere dei grossi buchi sotto il naso... questo è un vecchio detto che sottolineare una sorta di stima, per il significativo spessore che questi uomini hanno dimostrato di fronte alla storia sottomarina. Comprensibilmente, molti tra i lettori potranno non condividere questo concetto... ma mi sia semplicemente consentito sottolineare che nessuno vuole fare un processo all'intenzione. Questi uomini, che poi si identificano ciascuno col proprio mezzo, l'U-Boot, proprio per il carattere individuale degli scontri che hanno sostenuto e per ciò che di umano anch'essi hanno sofferto, per la Germania Nazista sono stati degli eroi, per le loro vittime sono stati dei pirati, per altri ancora dei fanatici assassini, ma per degli strateghi sono stati dei geni. Certo nessuno biasima nessuno, forse quello che si dovrebbe biasimare è la guerra in se stessa e tutto ciò che ha  rappresentato. Un lontano giorno, Claus Bergen, scrisse: "L'oceano, non lascia traccia alcuna del destino di uomini e navi. Ne croci ne fiori che segnalino i luoghi ove riposano i mille eroi che giacciono nelle loro bare d'acciaio infrante"...

     Gli U-Boot, costituirono per la Germania la più importante arma navale, e il solo fatto che essi non abbiano potuto coronare la vittoria finale, è da attribuirsi alle forze sempre più preponderanti degli alleati e alla loro peculiare vulnerabilità. Questi mezzi e i loro equipaggi erano denominati "i lupi Grigi" proprio per la caratteristica del colore grigio del battello. Essi non hanno mai desistito dal compiere il proprio dovere, e solo perché sono stati dei combattenti di prim'ordine. Forse una parte delle responsabilità per le loro aggressività è da attribuirsi proprio alla specificità  di questi mezzi che va ben oltre all'orizzonte del potere politico. La loro invisibilità gli permetteva di non rispettare le regole del gioco, essi colpivano e fuggivano, come i predoni che mordono e fuggono a similitudine dei Commando che operano a terra. Eppure anche loro hanno sofferto le amarezze degli scontri sopportandone il peso con pazienza e con una dose non comune di stoicismo che non ha eguali. Nella seconda guerra mondiale di U-Boot ne furono affondati ben 962 e 33.000 uomini si inabissarono con essi. Quale che sia la differenza tra il diritto-dovere di combattere per il proprio paese e la moralità che ne sottolinea le azioni... bhè: questa è una sottile linea di confine che si sa esistere ma che nessuno sa dove cominci ne dove finisca.

     A questo punto della vicenda, bisogna ricordare che esistevano anche delle norme cosiddette sul "diritto di preda", che consistevano in talune modalità di comportamento delle unità militari di superficie e che dovevano essere applicate nei confronti dei rispettivi belligeranti. Norme che gran parte delle potenze riconoscevano ma che in realtà vennero presto dimenticate. Queste stabilivano che una nave da guerra poteva fermare qualsiasi mercantile sparando un colpo a proravia della nave bersagliata e, qualora l'unità risultasse neutrale doveva essere lasciata libera di andare, in caso contrario, sia la nave sia il carico erano dichiarati preda di guerra, l'equipaggio ed eventuali passeggeri erano considerati come ostaggi; se non c'era la possibilità di fornire loro un proprio equipaggio alla nave catturata, queste poteva essere affondata, ma comunque tutto il personale navigante andava salvaguardato.  Ma come si sa, la guerra ad oltranza impone sempre delle scelte quanto mai discutibili e di certo i sommergibili non si prestavano all'applicazione di queste norme, tanto più perché non potendo emergere non potevano nemmeno essere espletare, ragion per cui, come vedremo, i fatti più in là parleranno da soli. 

 

 

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