indice

"La Serenissima Repubblica"

a cura di Alessandro BELLOTTO

pag.  21  di  23

Il Milione

    

     Fu proprio tra il 1298 e 1299 che uno dei libri forse più famosi al mondo “IL MILIONE” venne scritto nelle carceri di Genova per mano di un certo Rustichello da Pisa, compagno di prigionia di Marco Polo. Tutto il resoconto storico delle meravigliose esperienze e di tutte le bellezze che il mercante di Venezia visse nell’arco di quasi venticinque anni nelle lontane terre d’Oriente, quale ambasciatore e consigliere presso la corte del Gran Khan in Mongolia, per conto del quale ne fu il rappresentante e ambasciatore presso tutte le sue sedi sparse nel vasto territorio di quest’ultimo, spingendosi sino ai confini del Tibet e dello Yun-nan. Tutto ciò fu possibile tramandarlo ai posteri grazie alla costante abnegazione del Rustichello che con passione e fedeltà portò in auge col suo manoscritto quelle vicende di cui il mondo intero si beatificò poi nel leggere. Questo nome prende forma nella mente del Polo a  testimonianza di tutta la sua stirpe passata, prendendo a similitudine il nome di un suo antenato Emilione.

     Marco Polo, figlio di una vecchia famiglia patrizia di facoltosi mercanti veneziani originari di Sebenico in Dalmazia, nasce a Venezia nel 1254, proprio mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli che vide l’ascesa di Venezia a rango di impero e da cui anche i Polo divennero grandi e ricchi. Fu proprio per merito del Padre Niccolò e dello zio Matteo che Marco per la prima volta giunse nelle terre dell’Impero latino, a Costantinopoli, dove i Polo si stabilirono per alcuni anni commerciando da e per Venezia.  Successivamente i Polo si spinsero sino a Soldata in Crimea dove più tardi fondarono una loro compagnia. Ma i Polo si spinsero ben oltre lungo la via della seta e nel 1265 arrivarono alla corte di Kublai Khan, un antico discendente di Gengis Kan, con il quale ebbero ottimi rapporto soprattutto sul piano diplomatico cosicché, quando il padre e lo zio Matteo, nel 1269 ritornarono a Venezia,  lo fecero in veste di ambasciatori, portando al papa Gregorio X° una lettera del Khan, dove si faceva esplicita richiesta di inviare presso il suo palazzo un rappresentante per studiare i suoi usi e costumi. Quando i Polo nel 1271  ritornarono in Cina, portarono con sè il Marco allora quindicenne, e dove appunto poi vi rimarrà per 25 anni, durante i quali cominciò ad apprezzare la cultura e i costumi di questo popolo, ne studiò la geografia e le loro usanze e  si avvalse delle sue conoscenze e delle doti diplomatiche, tramite le quali ricoprì molti incarichi di prestigio tra cui bisogna segnalare la sua nomina a governatore di Hang-chou. Finalmente nel 1292 Marco salpa dal porto di Zaitun per il viaggio di ritorno che durerà altri due anni e lo riporterà a Venezia carico di ricordi e di idee, di cui ancora non sa né pensa a scriverne le memorie. Al suo ritorno in patria, nel 1295, Marco riprende il vecchio commercio e fu  proprio in uno dei tanti viaggi commerciali che fu coinvolto in una delle tante battaglia che all’epoca si svolgevano tra veneziani e genovesi e, purtroppo, fu anche lui vittima delle circostanze che lo videro imprigionato a Genova e dove conobbe il Rustichello, al quale confidò le sue memorie. Nel 1299 grazie ad un trattato tra Venezia e Genova torna libero e poco dopo si sposerà con Donata dalla quale avrà tre figlie. Negli anni seguenti egli continuerà ad avvalersi del commercio e a divulgare il suo libro inviandone copia anche a re di Francia Filippo il bello e all’infante di Spagna don Pedro e a tanti altri illustri nobili.

Statua di Marco Polo a Hangzhou  in Cina

     L’illustre viaggiatore o per meglio dire: il  “messere” così come fu nominato alla corte cinese, morì a Venezia bel 1324 portando sul cuore tutte le meraviglie che descrisse nel suo Milione.