"La Serenissima Repubblica" a cura di Alessandro BELLOTTO |
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Le idee di Venezia |
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Fra i tanti episodi che hanno caratterizzato la vita commerciale e battagliera di Venezia, và sicuramente ricordato uno degli aspetti più importanti che fu alla base della sua decisiva spinta economica. Nel 1081 i Normanni conquistarono i porti di Corfù e Durazzo allora sotto l’egemonia di Bisanzio, ora: da un punto di vista geografico, entrambe le postazioni costituivano un notevole deterrente per controllare i convogli veneziani da e verso l’Adriatico, per di più, i normanni potevano sbarrare il passo alle trireme bizantine che con le loro merci pregiate percorrevano il canale d’Otranto. Questa dunque era una condizione di disagio e oltretutto, Bisanzio, aveva dato proprio a Venezia l’incarico di polizia dell’Adriatico. Sia per Venezia che per Costantinopoli la libertà di navigazione era una questione di vitale importanza, ragion per cui, nel 1083 il Doge Vitale Faliero, inviò una spedizione comporta da un centinaio di galere alla volta di quegli approdi con l’intento di soverchiare tali forze. Lo scontro si risolse a favore dei veneziani meglio equipaggiati e ben agguerriti, che misero definitivamente in fuga gli invasori restituirono il maltolto al legittimo proprietario: l’imperatore Alessio Commeno, che in cambio concesse a Venezia numerosi privilegi e taluni approdi commerciali distribuiti nel territorio bizantino, per di più, a Costantinopoli, tutto il naviglio veneziano era esentato dal pagare i diritti doganali e le tasse. Questo segnò l’inizio di una progressiva ascesa che portò Venezia ad assurgere, alla fine del 1100, a prima potenza commerciale europea. Le sue stazioni erano diventate il centro di raccolta e smistamento di qualsiasi tipo di mercanzia. C’era una cosa però che oramai Venezia non poteva più far finta di vedere e cioè: dopo l’esito fortunato della prima crociata, le antiche rivali Genova e Pisa, cominciarono a mietere i frutti della loro partecipazione all’evento cristiano, ampliando i loro commerci proprio in quei territori che erano già stati monopolio di Venezia, e questa, era una cosa che i veneziani non potevano più tollerare, ragion per cui, quando Goffredo di Buglione chiese ai veneziani di inviare dei rifornimenti per dare sostegno delle sue truppe, questi ultimi misero a punto 80 galere e centinaia di altre imbarcazioni e, alzando il gonfalone di san Marco, partirono alla volta della terra santa. Durante la traversata l’intento della flotta veneziana era quello di sostare a Rodi per svernare, ma mentre le navi erano ancorate in quel porto, ecco che apparve la flotta da guerra pisana… qui le voci che sono state riportate dalla storia sullo svolgimento dello scontro sono un po’ contraddittorie, sta di fatto però, che il risultato devolse a favore dei veneziani che ebbero la meglio e che fruttò loro più di 20 navi e oltre 4000 prigionieri. Questo tragico scontro in qualche modo, segnò l’inizio di quello che si protrasse poi per alcuni secoli di guerre tra Venezia e le altre repubbliche, Genova, Pisa e Amalfi. Una volta giunti in terra santa, su proposta di Goffredo, fu chiesto ai veneziani se erano concordi nel trasportare le sue truppe lungo la costa, in modo da poter sferrare nuovi attacchi contro alcune città e, previe lunghe trattative, in cambio dei loro servigi essi ottennero la possibilità concreta di commerciare liberamente nei territori controllati dai crociati. Intanto Goffredo di Buglione già da tempo ammalato di tifo moriva, cosicché le redini del potere passarono nelle mani del normanno Tancredi, che a sua volta marciò oltre Gerusalemme con l’intento di conquistare Haifa e, tra alterne vicende e sempre con l’aiuto militare di Venezia, riuscì nel suo intento massacrando crudelmente tutti gli abitanti. Nei vent’anni che seguirono i mercanti veneziani continuarono a beneficiare degli accordi stipulati in precedenza con i crociati, ricavando notevoli benefici economici e tutto proseguì nella norma, almeno sino a quando i musulmani, nella primavera del 1123, non tornarono alla ribalta catturando il re di Gerusalemme e conquistando le città di Ascalona e Tiro, per giunta, una flotta egiziana stazionava nelle acque al largo della Palestina. Venezia accorse subito con una flotta composta da ben 72 navi da guerra, tra cui quattro grosse unità che trasportavano armi e grosse macchine da guerra terrestri. Tutte le navi erano al comando del Doge Domenico Mighiel, il quale mise in atto una tattica molto semplice quanto ardita per l’epoca… dapprima mandò in avanti le grosse unità mercantili, poi, scelse dal grosso della flotta 28 galere da 100 remi e un armamento composto da 200 rematori e le seguì a breve distanza. Quando alle prime luci dell’alba le navi veneziane, col favore del vento, giunsero in vista delle flotta egiziana, questa pensò che si trattasse di una preda facile e subito si predispose per l’attacco andando loro incontro, nel mentre, poco dopo si accorsero che le navi mercantili erano scortate a breve distanza da navi da guerra, e non solo, ma subito all'orizzonte apparve il resto della flotta veneziana; troppo tardi per tornare indietro, oramai gli Egiziani furono costretti ad affrontare la battaglia e i veneziani, favoriti dalle circostanze, accerchiarono prontamente la flotta nemica. Fu un massacro, l’ammiraglia del Doge speronò subito la galea del comandante egiziano scompaginando così tutto il suo schieramento, anche le altre navi vennero a loro volta speronate da quelle veneziane, molte delle quali si rovesciarono. Ebbe inizio così un cruento combattimento, corpo a corpo, dove i veneziani ebbero la meglio. La vittoria fu così schiacciante e al disopra delle loro stesse aspettative, tanto che questa battaglia segnò il tracollo delle forze marittime egiziane per quasi due secoli. La flotta veneziana a seguito di questa vittoria ebbe la fortuna di catturare ben 10 navi mercantili egiziane cariche di spezie e sete molto preziose, che la ripagarono di alcune perdite subite, oltre a ciò, rimase in terra santa per altri 14 mesi a dare manforte per riconquistare la città di Tiro, ultimo baluardo costiero musulmano. Da queste vittorie Venezia ottenne in cambio notevoli vantaggi tra i quali: 1/3 delle ricchezze di Ascalonia e Tiro, la possibilità di nuovi scali commerciali con annesse le esenzioni fiscali, e la possibilità di usare per i loro commerci i propri pesi e misure nelle transizioni d’affari.
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