I Vascelli da guerra  

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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  L'incursione sul Medway

     Sul suolo inglese, quello che maggiormente, ora, interessava alla politica, oltre all'intento di reperire fondi per risollevare il paese, era quello che premeva suoi propri confini, gli olandesi e cioè: come tenerli a bada. Ora che la Marina era impossibilitata a riarmarsi e l'economia languiva in un limbo senza confini, quali decisioni si potevano prendere. Oltretutto, bisogna anche tenere in  debito conto gli sprechi che si erano immolati nel recente passato sui sacri altari degli sfarzi di corte, che non badava certo a risparmiare, se non sulle paghe dei poveri marinai. Ebbene: tutto ciò indusse il re d'Inghilterra a trattare la pace; così cominciarono a profilarsi i primi colloqui segreti con gli avversari, cercando di tergiversare in attesa di ulteriori nuove soluzioni.

     Lord St. Albans, era un fidato consigliere della famiglia reale... a tal proposito, secondo i pettegolezzi di corte, qualcuno asseriva che egli fosse anche l'amante della regina madre. Quanta verità vi fosse in questo, nessuno lo saprà mai. Comunque, sta di fatto che gli approcci con la parte avversa, volutamente, andavano a rilento, troppo a rilento. Addirittura: nel gennaio dell'anno dopo, gli inviati stavano ancora discutendo in quale città doveva avere luogo l'assemblea per discutere il trattato. Finalmente fu individuata la città di Breda, sulla sponda europea. Solamente che nel Maggio, i delegati avevano appena cominciato a disquisire sui protocolli con i quali ottemperare alla trattative. Un altro punto controverso, da ritenersi senz'altro ridicolo, era chi doveva entrare per primo nella sala delle conferenze e chi tra i due, si sarebbe seduto a capotavola. Fu addirittura necessario rintracciare un tavolo rotondo per non sollevare la suscettibilità di nessuno. Insomma, le cose andavano così a rilento che il primo ministro Johan de Witt, capo di stato olandese, si spazientì e senza proferire parola, mise a punto un piano per indurre gli inglesi a mettere fine agli indugi e, nel contempo, vendicarsi delle scorrerie di Holmes.

     Johan de Witt, convocò presso di sé il fratello Cornelius che s'intendeva di questioni navali e assieme, elaborarono un piano e subito, fu impartito l'ordine alla flotta di riunirsi a Texel, la più meridionale delle isole Frisone, situata sulla costa settentrionale dei Paesi Bassi, proprio di fronte al mare del nord ed di rimanere in attesa del suo arrivo. Una volta che la flotta diede fondo all'ancora in quel braccio di mare, Johan de Witt salì a bordo all'Ammiraglia per conferire con de  Ruyter, e, lontano da ogni indiscrezione, gli impartì i suoi ordini:

 "doveva organizzare una sortita, addentrandosi nell'estuario del Tamigi e risalire il fiume Medwey per arrivare a Chatham, dove si trovavano tutt'ora ormeggiate le maggiori navi da guerra inglesi poste in disarmo e distruggerne il più possibile, ed inoltre, cercare anche di incendiare i depositi delle polveri e quant'altro vi fosse a portata di mano."

      Bèh, bisogna dire che a de Ruyter, il piano, sin da subito, non piacque. Troppo pericoloso. Troppe insidie. Più che altro assomigliava ad un piano suicida. Uno dei suoi capitani lo definì palesemente inaccettabile e persino ridicolo. Ma Johan de Witt fu irremovibile, addusse che senza meno doveva essere realizzato e fece appello a tutta la sua autorità e al senso del dovere che in quel momento, tutti,  erano chiamati a compiere. Oltretutto, tale missione, se avesse avuto successo, poneva gli Stati Generali in una posizione di vantaggio nei negoziati di pace.

     Erano troppo le cose che dovevano combaciare e poi, si dovevano considerare anche le difese costiere, oltre al fatto che le navi all'ormeggio, anche se disarmate, avevano sempre del personale addetto alla sorveglianza che poteva avere delle reazioni impreviste. Poi l'azione, per effetto della sorpresa, doveva essere condotta di notte, col rischio di finire sulle secche e perché no,  c'era sopratutto da considerare la direzione e l'intensità del vento; bisognava considerare le maree ascendenti e discendenti, sia per risalire e discendere il fiume senza rimanere incagliati. Troppi ma e troppi se. Alla fine, Johan de Witt, non ammise nessun ma e nessun se; secondo la sua opinione, la cosa era realizzabile e, affinché nessuno si sottrasse dal compierla, impose che suo fratello Cornelius rimanesse a bordo per sorvegliare l'azione. Quanto agli avversari, certamente non si sarebbero mai aspettai una azione del genere.

     Quando gli inglesi avvistarono la flotta olandese avvicinarsi alle foci del Tamigi e darvi fondo, mai si sarebbero aspettati che questi, con il trattato di pace in atto, avessero delle intenzioni minacciose. Tutto ciò apparve ai loro occhi come una dimostrazione di forza. Frattanto, de Ruyter, apprese dal capitano di un mercantile Norvegese, che oltre alle navi militari, lungo il Tamigi vi erano ormeggiate anche molte navi mercantili. A questo punto Cornelius de Witt, spinto dall'impazienza, volle sferrare l'attacco, ma a causa dell'improvviso calo del vento e il deflusso della marea, questo, fallì miseramente… fortunatamente, senza subire  conseguenze. Comunque, questa azione, mise sull'avviso gli inglesi che, presi alla sprovvista, furono sopraffatti dal panico e non seppero opporre una adeguata resistenza. Se da un lato vi  erano troppi a comandare e troppi a fuggire, a tutto questo, si sovrapponeva il fatto che le difese costiere erano inadeguate; basti pensare ai cannoni del fortino di Sheerness, che dopo la prima bordata, quasi tutti gli affusti rincularono fuori dalla propria piattaforma di sostegno e finirono nel fango. La medesima cosa, se non peggio, si verificò più tardi nel castello di Upnor, dove molti dei cannoni posti sulla piattaforma, oltre ad essere sprovvisti di munizionamento, col tempo, si erano arrugginiti ed erano inservibili e non solo, ma il proiettili che ricevettero durante l'attacco, nel caos, risultarono di calibro diverso e questo causò non poche controversie tra gli addetti dell'arsenale di Chatham.

     Lo stesso conte di Albemarle, comandante della flotta inglese, si recò subitaneamente a Gravesend, una cittadina affacciata sulla riva destra del Tamigi a circa una decina di miglia da Chatham, per cercare di organizzare una difesa, ma scoprì che tutta la popolazione era fuggita, lasciando la città completamente sguarnita. Intanto: il panico si era diffuso ovunque e dilagò altrettanto velocemente lungo tutto il Medwey sino a Chatham, dove gli olandesi non erano ancora arrivati e dove, Peter Pett, responsabile dei cantieri, non sapeva più a chi dare ascolto per organizzare una difesa e mettere in salvo le navi più importanti della Marina. Troppa gente impartiva ordini e nessuno che avesse le idee chiare su cosa si doveva fare,  cosicché, il cantiere navale languì alle mercé di ordini e contrordini, privo di difese. In passato, nessuno aveva mai paventato che una forza nemica avesse potuto spingersi così all'interno del paese, e quando la minaccia arrivò sin lassù, tutti gli operai preposti alla sorveglianza delle navi in disarmo, se la filarono a gambe levate assieme alle loro famiglie. Tutte le maggiori navi tra cui il "Royal Charles" ammiraglia della flotta, rimasero in balia degli aggressori e così molte altre che andarono distrutte, tranne l'ammiraglia, che successivamente fu munita di un equipaggio olandese e portata come trofeo di guerra in Olanda. A dirla in poche parole: gli olandesi, con la loro incursione, crearono tanto di quel caos, che quasi operarono indisturbati e altrettanto temerariamente si impadronirono di un ingente bottino, abbastanza congruo da ripagarli dei saccheggi subiti a loro volta. Certamente dettero fuoco alle navi e ai depositi, dai quali si levò un falò di immense proporzioni e visibile dalla stessa Londra, ma in alcun modo si macchiarono di violenze, né arrecarono danni alle abitazioni civili. Il "Royal Oak", il "Loyal London" e il "Royal James", che incorporavano dagli 80 ai 100 cannoni, furono distrutte e così molte altre, che furono incendiate dagli stessi inglesi purché non cadessero preda degli olandesi. Una delle concause di tale distruzione, si badi bene, risiedeva anche nel fatto che, i marinai e le maestranze dell'arsenale, nonostante le minacce verbali che Albemarle indirizzava loro, i suoi ordini, cadevano nel vuoto. Nessuno di loro se la sentiva di arrischiare la propria vita per difendere i beni di coloro, che per troppo tempo, avevano inflitto solo angherie e senza elargire un soldo di paga. Si può dire che la Marina inglese, nel breve giro di due giorni era andata distrutta e i commerci marittimi paralizzati. L’orgoglio inglese, già umiliato in mare, ora pagava un alto scotto, e ciò era dovuto all'indifferenza e la non curanza, esercitata per mano di gente corrotta che pensava solamente a gestire al meglio i propri interessi e ad accrescere i propri patrimoni. Di contro, almeno ebbero il coraggio di ammirare gli invasori olandesi, sia per l’audacia dimostrata e sia per lo spirito cavalleresco, con il quale condussero l'impresa.

     Naturalmente, un capro espiatorio doveva pur esserci, e anziché ricercarlo tra i dirigenti corrotti e lo stesso re, per non aver saputo governare come ci si aspettava da un supremo, la responsabilità del fallimento fu attribuita che a pochi ufficiali subalterni e al povero Peter Pett, che furono accusati di non aver saputo mettere in atto una difesa adeguata. Ancora una volta i cortigiani e i loro addentellati, ritennero più sicuro coprire le loro colpe dietro un volto di omertà e di cinica immoralità. Pett fu processato presso la camera dei Comuni e condannato ad essere imprigionato nella Torre di Londra... tuttavia, quando le polemiche si placarono sotto le ceneri della sconfitta, tempo dopo, fu rimesso in libertà.

  A Breda, il trattato di pace del 1667 fu firmato, e poiché tra i due contendenti non vi era stato un vincitore assoluto, agli inglesi fu confermato il possesso dell'isola di Manhattan e la città di New York; agli olandesi fu restituita l'isola di Pulau Run, una delle più piccole isole Banda, facenti parte dell'Indonesia, dove fioriva il commercio della noce moscata. In compenso: fu modificato l'atto di navigazione, che sanciva la nuova autorità dell'Olanda a commerciare con l'Inghilterra medesima e con la Germania.

     Ancora una volta quindi, le due potenze avevano deposto l'ascia delle belligeranze, ma solo per poco. Alcuni anni dopo infatti, passeranno nuovamente alle vie di fatto,  in quella che sarà  la terza guerra anglo-olandese, 1672-1674, che le vedrà contrapposte e più agguerrite che mai.

 

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