I
leggendari Clipper a cura di Alessandro BELLOTTO
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La storia … era il 25 Marzo, del 1849, quando il Sea Witch di ritorno da Hong Kong, arrivò a New York compiendo la traversata in soli 74 giorni. Al comando della nave vi era il Capitano Robert H. Waterman, che allora compì un vero primato, se solo si pensa che all’epoca, sulla medesima rotta occorrevano non meno di sei mesi. Fu così, che per la prima volta il Capitano Waterman dimostrò che la marina mercantile era in piena evoluzione tecnologica. Questo record comportò altresì alla compagnia di navigazione, la Howland & Aspinwall, un cospicuo guadagno giacché poté calmierare i prezzi del the a proprio vantaggio. Era cominciata l’era dei clipper Dalle rive del nuovo mondo elle sponde
della vecchia Inghilterra sino al mare della Cina o alle spiagge
Australiane, la storia di queste navi si avviò si sviluppò e tramontò,
altrettanto rapidamente e nell’incredibile giro di una sola generazione. Da principio i Clipper furono costruiti esclusivamente
per l’esigenza di trasportare il tè, il più rapidamente possibile,
dalla Cina a New York in modo da contenere
i costi e per la fragranza del prodotto stesso; però erano ancora pochi
gli armatori intenzionati ad accollarsi gli enormi investimenti necessari
per costruire e armare queste navi. Pochi furono quelli lungimiranti che
corsero per primi il rischio. Era pur sempre un rischio, ma abbastanza
calcolato se si pensa che la corsa all’oro in California fece salire
alle stelle i prezzi di noleggio e accrescere l’esigenza di un trasporto
il più celere possibile. Era il Gennaio del 1848 quando in California, un carpentiere di nome James Marschall scoperse casualmente l’oro. Questa notizia divampò così fulminea che invase rapidamente tutto il continente, ma la distanza via terra della gente dell’est che voleva raggiungere la California era ancora piena di insidie e la via del mare ancora troppo lunga e lenta. I Clipper quindi risultarono l’unico mezzo più idoneo e più veloce per arrivare nella terra dell’oro. Per gli armatori fu una vera e propria manna. Improvvisamente ogni mezzo in grado di galleggiare veniva reclutato a trasportare i cercatori. Basti pensare che tra l’aprile del 1847 e l’aprile del 1848 attraccarono a San Francisco poco più di una decina di navi. Nel 1849, a seguito dell’oro, si arrivò a superare le 750 unità. Da una tranquilla cittadina di poco più di mille abitanti, la popolazione crebbe a dismisura e nel giro di pochi mesi si aggiravano per la città più di 20.000 individui e i prezzi divennero incontrollati. Un barile di farina acquistato a New York per 5 dollari veniva rivenduto a San Francisco a 50 dollari. Fu subito chiaro che una nave che fosse in grado di effettuare più viaggi rispetto ad un’altra, avrebbe costituito per l’armatore una fabbrica di soldi. Un esempio di questo nuovo mercanteggiare fu la volta che il Sea Witch, nell’estate del 1950, partito da New York con un carico pagato poco più di 84.000 dollari, fu rivenduto a San Francisco al prezzo di 275.000 dollari. All’incirca quattro volte più del costo per costruire la nave. Visti i risultati, alla prima occasione, quasi tutti gli armatori, dirottarono i loro Clipper sulla rotta verso la California. Diciamo allora: che a partire dall’epoca coloniale, l’esigenza della velocità era divenuta di primaria importanza poiché, in sede parlamentare a Londra, furono varate delle leggi severissime che regolamentavano il traffico commerciale nelle colonie, di conseguenza, divenne molto più redditizio il contrabbando. Ma per metterlo in pratica occorrevano dei natanti leggeri e veloci inoltre, durante la rivoluzione per l’indipendenza, i coloni americani non ebbero molti successi contro la marina britannica, là dove: solamente le navi corsare seppero conquistarsi gloria e profitti, assalendo proprio i mercantili inglesi. Erano piccoli brigantini o delle golette dallo scafo affilato e modellato sull’onda delle fregate leggere francesi che combattevano per la causa americana. Ebbene: queste navi erano note col nome di “Clipper di Baltimora” (foto 02) possono considerarsi a pieno titolo gli antenati dei futuri favolosi Clipper. Siamo nel 1832 e un noto mercante di Baltimora, un certo Isaac Mckim, commissionò per i suoi traffici con la Cina, un tre alberi a vele quadre che si rifaceva alla linea costruttiva dei Clipper locali. La nuova nave che fu battezzata col nome della moglie “Ann Mckim” fu considerata il fantastico capriccio di un eccentrico; di fatto però, risultò essere molto più veloce delle corpulente navi mercantili di allora. Qualcuno attribuisce proprio ad essa la nomea di essere stata il primo Clipper. Ad ogni buon conto, l’Ann Mckim, alla morte del mercante, fu venduta ad una ditta di New York, la Howland & Aspinwall, la quale era alla costante ricerca di navi leggere e veloci per i loro traffici con la Cina. Intanto siamo giunti alle soglie del 1837 e vi era ancora una certa titubanza da parte degli armatori a commissionare navi dalla linea rivoluzionaria, ma i tempi stavano maturando e incalzati dalle nuove esigenze, commercianti e armatori, cominciarono a guardare sempre più convinti alle nuove idee.
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