"U-boot" i battelli del mare sommerso a cura di Alessandro BELLOTTO
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L'audace impresa di Scapa Flow |
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Fu la lettera "P" con la quale fu contraddistinta la missione speciale che avrebbe condotto l'U-47 a forzare il blocco e penetrare nella baia di Scapa Folw. L'impresa non era certo di facile attuazione, occorreva molto sangue freddo, capacità, una buona dose di temerarietà e dell'incoscienza. E' risaputo che gli equipaggi degli U-boot erano dei fatalisti, molti dei quali oggi si direbbe che avevano nel loro DNA una dose di immortalità; ad ogni buon conto, occorreva possedere un buon autocontrollo e nervi ben saldi. Questa missione estremamente pericolosa, come già sappiamo, fu concepita e messa a punto dal comandante della flotta subacquea, Karl Dönitz, il quale per tempo raccolse quante più notizie poteva sulla base inglese. Egli studiò accuratamente ogni più piccola insenatura fiordo e isolotto dell'arcipelago delle isole Orcadi, situato nel mare del Nord, tra la Scozia e le isole Shetland, proprio a cavallo del 59° parallelo. Scapa Flow, rappresentava un luogo ideale per gli ancoraggi della flotta inglese, e in quanto tale, costituiva un ottimo punto di controllo per sorvegliare le rotte seguite della marina tedesca per accedere dal mare del Nord all'Atlantico. Le foto scattate dalla ricognizioni aeree evidenziarono tutti gli sbarramenti antisommergibile posti in essere dagli inglesi per impedire l'accesso alla baia, oltre modo ben protetta dalle "blockship" che altri non erano se non delle navi obsolete opportunamente affondate in punti strategici, oltre beninteso alle postazioni di artiglieria antiaerea situate lungo le coste. Insomma penetrarvi sarebbe stato difficile ma non impossibile, questo perché Dönitz aveva notato che in un punto un paio di unità erano state affondate in una posizione un pò sfalsata, lasciando così fra di loro uno spazio intermedio dove un battello zigzagando tra di esse avrebbe potuto penetrare all'interno. Un pò più a Sud notò un'altro canale largo circa 15 metri e profondo circa sei che poteva tornare eventualmente utile. Dönitz non lasciò nulla al caso, studio molto accuratamente anche i venti i flussi delle maree e le correnti di superficie e si annotò il tutto con cura. Alla fine dedusse che con un pò di fortuna sarebbe stato possibile penetrarvi di notte con la marea ferma. Le difficoltà ora erano essenzialmente due: come poter affrontare la navigazione in quel labirinto e trovare un comandante disposto ad avventurarsi in una missione quasi suicida. Dönitz fugò ogni dubbio, scelse e convocò il tenente di vascello, Gûnther Prin, comandante dell'U-47 (foto tre). Secondo Dönitz era l'uomo giusto. Gûnther era un uomo dotato di coraggio di una buona dose di sangue freddo e di non poche capacità di navigatore; egli proveniva dalla marina mercantile dove aveva conseguito il brevetto di ufficiale comandante. Nel 1933, venne a sapere che la marina militare cercava aspiranti ufficiali, così lasciò il servizio e si arruolò diplomandosi alla scuola sommergibili nel 1935, e da allora aveva ben dimostrato le sue doti e il suo carisma nelle vesti di comandante. Dunque: il piccolo Prien ovvero (Prûntje) come lo chiamavano gli amici per la sua statura non molto alta e soprannominato "il Vecchio", non perché fosse avanti negli anni, allora aveva 31 anni, ma solo per essere il maggiore di tutto l'equipaggio che contava tra le fila un'età madia sui vent'anni. Prien fu convocato a Kiel da Dönitz che lo apostrofò subito con una domanda: "Lei crede che un comandante risoluto sarebbe capace di entrare a Scapa Flow per attaccare le forze inglesi" ? Dönitz consegnò a Gûnther tutta la documentazione relativa alla missione da compiere perché la studiasse e gli riferisse qualche giorno dopo, se si sentiva in grado di compiere la missione. Il lunedì successivo il comandante dell'U-47 si presento a rapporto e rispose... "Sissignore", era il 2 Ottobre 1939, sei giorni dopo alle prime luci dell'alba l'U-47 lasciava silenziosamente il canale di Kiel e si dirigeva verso Scapa Flow. Già nella prima guerra mondiale vi furono ben due tentativi di forzare gli sbarramenti, ma nessuno dei due sommergibili riuscì nell'impresa, l'U-18 venne speronato e affondò con tutto l'equipaggio e l'U-116 incappò malauguratamente nelle mine di sbarramento e saltò in aria. Questo pensiero era il tormento di Prien che non lo faceva dormire tranquillo, tuttavia egli era ottimista e come tale condusse le cose, con ottimismo. Sin dall'inizio della missione egli capovolse il ritmo della vita di bordo ovvero, faceva riposare l'equipaggio di giorno stando in immersione onde evitare di essere scoperto, ed emergeva la notte per riprendere la rotta rigenerare l'aria e ricaricare le batterie. Per non consumare aria più del necessario costrinse gli uomini a stare sdraiati e possibilmente a dormire, lasciando attiva solo la guardia, per di più cercò di risparmiare al massimo l'energia delle batteria staccando il riscaldamento la ventilazione e le apparecchiature ausiliarie non necessarie e tenendo il battello al buio, eccetto qualche fievole luce per il servizio di allerta. Gli unici rumori che si udivano a 90 metri di profondità erano alcuni scricchiolii provenienti dalle strutture del battello e il gocciolio delle tubazioni per la traspirazione dell'umidità... tutto il resto era silenzio, chi era sveglio parlava sottovoce quasi bisbigliando; l'odore acre del sudore si mescolava con le esalazioni delle sentine e alla puzza dei diesel e, nell'oscurità, i pensieri di tutti galoppavano e rendevano la gente irrequieta... le ore sembravano interminabili. L'U-47 pensava Pirien, è un ottimo sommergibile, era della classe VII-B, modernissimo e destinato ad essere il capo-stipite di molti altri; eppure nel buoi delle profondità marine in quel freddo glaciale, Prien, cercava di pensare più alle qualità del suo mezzo e non al fatto che qualcosa poteva non andare secondo gli schemi. Ripassava con la mente le linee della costa, rivedeva le posizione degli sbarramenti e sopratutto pensava a come avrebbe sferrato il suo attacco. Le foto aeree avevano evidenziato che tutta la flotta inglese era alla fonda... avrebbe sicuramente incominciato dalla portaerei e poi le corazzate, poi sarebbe stata la volta degli incrociatori e via così a seguire. Quanto tempo avrebbe avuto a disposizione prima di essere individuato e poi... sarebbe riuscito a riconquistare il mare aperto. Tutto ciò non lo faceva dormire seppure cercò in tutti i modi di prendere sonno ed alla fine vi riuscì. Il 13 Ottobre l'U-47 era ancora in immersione e, finalmente, la lunga attesa stava per concludersi; nel pomeriggio l'intero equipaggio fece un buon pasto, poi tutto venne riassettato le brande volanti deposte nei bastingaggi e il sommergibile venne riattivato e si preparò per la missione. Poco dopo le ore 19.00, quando in superficie era già buio, Brien, comunicò con fermezza: ... tutti ai propri posti... pronti all'emersione. ...attenzione! Aria alla zavorra, vuotare le casse... adagio. ...timonieri: timoni orizzontali di prora a salire, timoni di poppa a scendere cinque gradi. ...sala macchine, avanti adagio. il battello si inclinò e cominciò a salire lentamente, a bordo regnava il silenzio, l'ufficiale alla manovra osservava in profondimetro... meno 80, meno 40, a 25 metri Brien fece scandagliare la superficie, nessun eco, a quota periscopica il battello si fermò e il comandante fece un giro di periscopio: ... nessuno, bene... orizzonte libero. ... assetto orizzontale, aria alle casse principali... aprire sfoghi. e il sommergibile lentamente nel suo incognito emerse in superficie. ... bilanciare la pressione... luci rosse... aprire il portello. Improvvisamente una corrente di aria fresca e pura invase il battello e invitò gli uomini a respirare a pieni polmoni. Subito Brien e le vedette salirono in plancia scoperta e osservarono attentamente l'orizzonte ... avviare i diesel, tenersi pronti al via. L'U-47 si avviò verso la costa... l'operazione denominata "P" era iniziata. Le condizioni però non erano delle migliori, la luna al suo primo quarto illuminava abbastanza il mondo d'attorno per lo più, data la latitudine, il bagliore dell'aurora boreale rendeva le onde luminose quel tanto che il sommergibile poteva essere individuato con facilità. Il fatto era che l'U-boot avrebbe dovuto penetrare nella baia in semiaffioramento per via dei fondali troppo bassi. Date le condizioni di eccessiva visibilità non sarebbe stato proprio il caso di continuare tuttavia, Brien, contava molto sul fattore sorpresa. L'U-47 puntò su Kirk Sound, il canale indicato da Dönitz, nonostante le correnti contrarie. All'imboccatura di Holm Sound improvvisamente apparve un mercantile che navigava a luci spente e furono costretti ad immergersi finché non si fosse allontanato. Verso le ore 24.00 Prien riemerse e fece il punto sul faro di Rose Ners, l'estrema punta a Nord-Est della foce e continuò l'avvicinamento. Poi cambiò rotta e stava per infilarsi nel canale sbagliato, fortunatamente l'ufficiale di rotta lo corresse di 30° e poco dopo apparve Kirk Sound illuminato dai bagliori dell'aurora boreale. Le "blockship" semisommerse a quel bagliore assumevano un aspetto spettrale, intanto l'U-47 proseguiva zigzagando lungo il canale, passò accanto ad altri relitti semisommersi e tutto sembrava filare liscio. Prien fece spegnere i diesel, troppo rumorosi, e proseguì con i motori elettrici. Ad un certo punto a causa delle correnti, il sommergibile scarrocciò e quasi finiva contro gli sbarramenti, fortunatamente il comandante riuscì poi a manovrare e a superare lo scampato pericolo. Poco dopo il battello passò sopra a dei cavi antisbarramento che raschiarono il fondo dello scafo ma riuscì ugualmente a passare... improvvisamente si incagliò, e con la corrente così forte vi era il rischio di incagliarsi maggiormente e sarebbe stato un guaio. Prien diede ordine di svuotare ulteriormente le casse zavorra per diminuire il suo pescaggio e, fortuna volle che con questa manovra si disincagliò; era nuovamente libero. Proseguì ancora zigzagando superando un punto più ristretto e poco dopo annunciò: ...ci siamo, siamo entrati nella baia. Scapa Flow (vedi baia) era dinnanzi a loro, la mezzanotte era passare da 27 minuti. L'U-47 si inoltrò lentamente verso l'interno della baia , superò alcuni piccoli promontori... all'improvviso all'imbocco di un'insenatura il lato destro del sommergibile venne illuminato dai fari di un camion che transitata lungo la litoranea... Prien fu scosso da un brivido, ma non successe nulla, il camion prosegui la sua corsa senza aver notato nulla, cosicché Prien poté proseguire verso Ovest in cerca della flotta. Purtroppo lo stava attendendo una amara sorpresa. La flotta britannica non c'era. Eppure la ricognizione aerea dava tutta la flotta ancorata, e allora dov'era finita ?! Prien fece il giro completo della baia ma non scorse alcuna nave da guerra, oramai era trascorsa quasi un'ora dal suo ingresso e ancora nulla quando, improvvisamente, all'estremità Nord-Orientale vide la sagoma inconfondibile di una corazzata, subito dopo, verso Ovest scorse la sagoma di un'altra unità, una grossa nave da trasporto. Prien non perse tempo, si mise perfettamente in rotta per sferrare il suo attacco ... allagare i tubi per lancio in superficie e aprire i portelli esterni. ... tubi allagati e pronti al lancio. Prien lancio i suoi pesci su entrambi i bersagli, una salva di tre sul primo bersaglio e due sul secondo. ... siluri in rotta. Ma dov'era finita la Home Fleet britannica ? Purtroppo mentre Prien col suo U'47 era in rotta per raggiungere Scapa Flow, la flotta era uscita per effettuare un'operazione nel mare del Nord, ritenuta poi non necessaria, questa volta però l'Ammiraglio sir Charles Forbes, non fece rientrare la Flotta a Scapa Flow ma la dirottò verso un'altra base lungo la costa occidentale della Scozia e precisamente a Loch Awe, per timore che i sommergibili tedeschi potessero comunque in qualche modo forzare il blocco di Scapa Flow. E ne ebbe ragione. A questo punto della storia però, viene lecita una domanda e cioè: la decisione che maturò il comandante in capo della flotta, fu un semplice intuito legato alla strategia o fu invece un sollecito istinto nato da un sesto senso che a volte si insinua nella mente di un comandante!! Non lo sapremo mai, di certo è, che fu una decisione perlomeno saggia quanto fortunata. Le uniche unità presenti nella baia erano alcune navi da carico e la corazzata "Royal Oak" (vedi foto) da 29.000 Tonnellate appartenente alla prima guerra mondiale. Quest'ultima era dotata di ben otto cannoni da 381 ed una corazza di 330 mm. era quindi un'unità che aveva la sua validità in quanto ad aggressività, purtroppo era troppo lenta per allinearsi alla moderna flotta, per giunta, era rimasta nella baia per delle riparazioni. Questo è l'unico motivo per cui cadde nelle grinfie dell'U-47 assieme al cargo. Il primo attacco sferrato dall'U-47 sembrava non aver causato gravi danni ad entrambe le unità. In lontananza apparentemente sembrava che non fosse successo nulla di grave, ciò indusse il comandante dell'U-47 a pensare ad un difetto dei siluri, al ché, decise di sferrare un secondo attacco. In realtà i siluri colpirono la corazzata aprendo una falla a prora in prossimità della cala delle pitture e, dato l'odore acre che si sprigionava, a bordo si pensava a ben altro che ad un attacco con un siluro, subito si pensò ad uno scoppio interno alla nave che non provocò alcun allarmismo, se non del solo personale in prossimità della zona. L'U-47 si riportò nuovamente in linea e sferrò un secondo attacco: ... caricare i tubi uno, due e tre, appena pronti lanciare. ... siluri lanciati, corsa regolare. I tre siluri partirono in rapida sequenza verso la corazzata, esattamente 12 minuti dopo vi fu la prima violenta esplosione al centro nave proprio all'altezza della sala macchine, poi una seconda, ancora più violenta dell'altra che squarciò la corazza e la nave cominciò a imbarcare acqua e ad inclinarsi rapidamente sul fianco destro; la terza esplosione produsse un'ulteriore falla all'altezza dei locali marinai facendo saltare tutta l'illuminazione lasciando la nave completamente al buio. Quello che successe nei minuti a seguire, rappresenta quanto di più raccapricciante si possa raccontare. Tutti i sistemi di comunicazione furono interrotti perciò fu impossibile impartire qualsiasi tipo di ordine, ivi compreso quello di abbandonare la nave. Nella completa oscurità sotto coperta dove tutti brancolavano al buio, molti non riuscirono a trovare una via di salvezza. Per mancanza di alimentazione tante porte blindate non poterono essere aperte, per di più vi furono anche delle esplosioni interne e il fuoco si propagò attraverso i condotti invadendo i locali e provocando ustioni a chiunque si trovasse nei paraggi... la "Royal Oak" sbandava sempre di più favorita anche da tutti i corpi mobili, attrezzature ed altro, che cadevano ovunque e sopra i marinai intrappolati. Dai boccaporti di dritta l'acqua entrava copiosamente e la nave si inclinava altrettanto rapidamente, quei pochi che si tuffavano in acqua venivano intrisi dalla chiazza di nafta che era uscita dai depositi rendendoli più vulnerabili al fuoco e poco visibili in superficie, tanto da rendere impossibile l'essere avvistati inoltre, bisogna ricordare che data la stagione a la latitudine, la temperatura dell'acqua era molto bassa per cui la sopravvivenza era molto precaria. Molti marinai morirono o ustionati o assiderati. I pezzi da 381 superato lo sbandamento di 45° girarono sulle proprie torrette e con le canne rivolte verso l'acqua accentuando lo sbandamento, tutte le munizioni e i proiettili sulle rastrelliere caddero con un frastuono infernale e una volta raggiunti i 90° di sbandamento la corazzata si capovolse con un tonfo infernale. Era passata meno di un'ora dall'impatto del primo siluro, 46 minuti, la "Royal Oak" all' 1.33 scomparve nei freddi abissi di Scapa Flow. Dei 1200 componenti imbarcati nella grossa nave, morirono 24 ufficiali tra cui l'Ammiraglio Henry Blagrove e ben 809 marinai. Il comandante, capitano di vascello William Gordon Penn, col suo secondo riuscirono a salvarsi gettandosi in acqua. A questo punto, Prien, decise di ritirarsi, pensando che il porto si sarebbe animato e che ben presto avrebbe dovuto vedersela con degli aggressori, ed essendo nella impossibilità di effettuare attacchi in immersione, pensò bene di dirigersi utilizzando l'altro canale d'uscita posto più a Sud. I motivi che Prien addusse nel diario di bordo quando spiega il perché desistette dallo sferrare altri attacchi, sono un pò controversi rispetto alla realtà delle cose che furono poi evidenziate. Egli tra le altre cose scrive testualmente: ..."il porto si anima, e i caccia-torpedinieri hanno acceso le luci... e lungo la costa si notano evidenti segni di animazione... i nostri tubi sono vuoti". In realtà nella baia non c'erano ne i cacciatorpediniere ne segni di risposta da parte degli inglesi. Praticamente mentre lui si apprestava sulla via di uscita, erano ancora in corso i recupero dei superstiti. Nella fattispecie degli avvenimenti che si susseguirono, la notizia dell'affondamento della "Royal Oak" non pervenne all'Ammiragliato di Londra che la mattina seguente con la formulazione che... probabilmente la nave era stata attaccata da un U-boot. Quando il giorno dopo i palombari si immersero per accertare i fatti, si trovarono di fronte ad uno spettacolo spettrale, quasi allucinante, e fu poi accertato che l'unità era stata proprio silurata. Prien intanto sulla via del ritorno non incontrò particolari ostacoli, e per quanto, fu agevolato dal deflusso dalla marea che, essendosi abbassata, ne favorì la corrente in uscita. Quella sulla corrente contraria è un'altra cosa controversa, giacché nel diario di bordo viene testualmente riportato... "la corrente ci è contraria, non riesco ad avanzare". Eppure riuscì a manovrare alla perfezione e ad allontanarsi con facilità. Alle ore 2.15 del mattino era oramai libero sul mare del Nord. Certo a bordo dell'U-47 l'equipaggio brindò col suo comandante per la riuscita della missione mentre altri piansero una amara sconfitta... le leggi della guerra purtroppo corrono sempre sui due fili che reggono i destini di chi si affronta; mentre Prien veniva acclamato in Patria come un eroe e accolto a suon di fanfara nientemeno che da Dönitz in persona e decorato personalmente dal Führer (foto uno) con la croce di ferro, a Londra, il bollettino di guerra trasmesso dall'Ammiragliato tramite la BBC venne intercettato e ritrasmesso dalla propaganda nazista in tutta la Germania. Adolf Hitler così commentò l'impresa di Scapa Fow... "la più superba che un sommergibile tedesco possa compiere" E fu proprio questa impresa che fece cambiare radicalmente l'atteggiamento del Führer nei confronti della flotta sottomarina di Dönitz, (foto due) e cambiò a tal punto da considerare gli U-boot un'arma principale nell' incessante scontro con gli Inglesi.
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