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"U-boot"  i battelli del mare sommerso

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

 

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La continuazione della guerra

 

     Con l'entrata in guerra dell'America le cose nell'immediato non andarono meglio. Intanto nel Maggio successivo l'offensiva degli U-Boot continuava senza tregua, tanto che fu affondato un deterrente pari a 549.900 Tonnellate e l'Ammiragliato previde che l'Inghilterra sarebbe capitolata entro pochi mesi.

     L'America di allora non era certo quella straordinaria potenza di oggi, né gli uomini né gli armamenti erano ancora all'ottimo per essere impiegati su vasta scala, specie su un teatro così lontano come l'Europa comunque, col mese di Maggio, arrivarono in Irlanda i primi sei cacciatorpediniere statunitensi. Era un primo aiuto, anche se poco, ma pur sempre un aiuto.

     Per gli Inglesi e per l'Europa in genere, l'intervento di un paese come l'America assumeva un carattere più che altro organizzativo che si agganciava alla sua potenziale produttività  perciò, consapevoli di tale stato, la gran Bretagna non indugiò a chiedere più di quanto l'America stessa, nell'immediato, fosse in grado di elargire... e l'elenco era lungo:

     55 cacciatorpediniere molto adatti alla scorta dei convogli, 41 incrociatori leggeri, 4 corazzate, 100 aerei, 100.000 mine e 250 posamine, e quantomeno un numero imprecisato di naviglio mercantile e per finire unità antisommergibile.

     Più che altro, nelle imminenze di un potenziale tracollo, l'Inghilterra riprese fiato e riprese fiducia in se stessa e, non da meno, con l'ausilio americano diede il via al sistema dei convogli(vedi foto). Il primo convoglio composto da 17 navi proveniente da Gibilterra arrivò in Inghilterra sano e salvo; un secondo proveniente dall'America approdò anch'esso incolume nei porti inglesi. Di certo viaggiare in gruppi di navi opportunamente scortate era forse l'unico modo per sfuggire agli attacchi isolati degli U-Boot. Oramai erano rare le navi che venivano affondate. Sul finire del mese di Ottobre infatti, le navi che raggiunsero incolumi alle loro destinazione furono più di 1500 mentre quelle affondate rappresentavano solamente l'1 %, dopotutto questo sistema privava i sommergibili delle prede più facili, per di più, gli alleati, adoperarono anche un'altra arma, un'arma per così dire, passiva, ovvero: cercarono di impedire agli U-Boot di addentrarsi nel mare del Nord e di sconfinare poi nell'Atlantico transitando attraverso la manica. E in quale modo vi riuscirono!! Creando degli appositi sbarramenti di mine. Questi campi minati marini erano principalmente tre: uno attraverso lo stretto di Dover, depositando uno sbarramento di mine tra Folkeston sulla costa inglese e capo Gris-Nez sulla costa nord della Francia; un'altro fra le coste della Danimarca e quelle Olandesi per isolare la baia di Helgoland ed in fine, un terzo attraverso il braccio di mare tra le Orcadi e le coste della Norvegia. Complessivamente furono impiegate qualcosa come 95.000 mine (vedi mappa).

     Ma un'altra amara sorpresa attendeva gli U-Boot, l'evento della bomba di profondità. A loro uso e consumo quest'ultime, alla fine della guerra, portarono alla distruzione di oltre 35 battelli. Anche se la maggior parte mancava il bersaglio, comunque creava nello scafo dei seri danni o quantomeno con i loro scoppi causavano rotture varie di tubazioni, strumentazioni fuori uso, perdite di carburante e quant'altro che potesse servire a mettere fuori uso il battello. 

     Per gli appassionati di statistiche è doveroso sottolineare che nei periodi di maggior intensità il rapporto fra le perdite era di 70 a 1, ovvero settanta mercantili contro un U-Boot. Nel Luglio del 1917 questo rapporto era sceso a 16 a 1 e ancora peggiorava. Anche se la produzione degli U-Boot venne spinta al massimo, non poté certo superare quello che Inghilterra e America riuscirono a mettere in atto e che superò addirittura quello delle perdite. 

     A questo punto della storia è doveroso anche sottolineare quanto la barbarie della guerra si fosse inasprita, nonostante le smentite del governo tedesco anche le navi ospedale venivano sistematicamente affondate, e con esse venivano anche prese di mira le scialuppe di salvataggio. Vi furono anche dei casi di estrema crudeltà gratuita da parte di alcuni comandanti di sommergibili, i quali facevano salire a bordo dei naufraghi, abbandonando le rispettive scialuppe e intimando loro di togliersi i giubbotti di salvataggio, allorché si immergevano condannando questi ultimi a morte certa. Purtroppo azioni come questa se ne contarono più d'una, come fece il tenente di vascello, Wilhelm Werner, comandante dell'U-55 nei confronti dei superstiti del piroscafo "Terrongton".

     Tuttavia nella storia dell'uomo vi sono stati anche degli autentici gentiluomini come il capitano, Hans Rose, che talvolta rimorchiava le lance di salvataggio delle navi che aveva affondato sino in vista della costa. Il 6 Dicembre 1917 lo stesso Rose, dopo aver silurato il cacciatorpediniere "Jacob Jones" segnalò via radio la posizione dei naufraghi alla base britannica di Queenstown in Irlanda.

     Sul fare dell'estate del 1918, l'Alto comando tedesco, preso dalle circostanze non troppo promettenti, concedeva sempre meno tempo agli equipaggi per potersi riposare e sempre minor tempo veniva concesso per le riparazioni, gioco forza, anche l'efficienza venne meno ma, sopratutto, il morale di questi uomini cominciò a vacillare e molte furono le defezioni o i disturbi mentali che affiorarono insomma, nell'insieme, il rendimento venne sempre meno.

 

 

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