Un tempo, per determinare una quantità, come del resto è ancora oggi, l’uomo si è avvalso di misure… i cubiti, le once, le clessidre, le braccia e così via, insomma: chi più chi meno utilizza un qualunque mezzo per delimitare o stabilire una quantità. Ma non esiste nessuna unita di misura che possa delimitare e/o determinare una certa qualità che appartiene esclusivamente all’uomo e cioè… la capacità di comprendere quale sia il proprio limite, cioè sin dove può spingersi l’egocentrismo insito in ciascun essere che lo spinge a sopravvalutarne il proprio ego.
L’uomo, con l’accrescere della
sua intelligenza non ha posto limiti alle sue capacità, tuttavia vi è un
elemento con il quale esso ha imparato a convivere, ma che non ha mai potuto
domare, e che sin dalla notte dei tempi è rimasto tale: immutabile assoluto e
profondamente misterioso. Il mare. Quando egli crede di
averlo in pugno, ecco che questi si scatena
imperioso, violento, un’ora dopo l’altra, un giorno dopo l’altro, in un
tedio continuo, senza sosta, senza dare respiro e mettendo a dura prova, sempre,
la sua volontà e la sua tenacia, come una sorta di capolinea che lo rimette
costantemente in
gioco e a confrontarsi con se stesso,
L’uomo che sa accettare i propri limiti è colui che sa apprezzare anche la vita. Una sorta di insegnamento che induce a comprendere che la propria libertà finisce proprio là dove incomincia quella altrui. E’ una piattaforma di vita straordinaria che forgia la volontà e la piega al servizio del giusto.
Ecco: uomo! Pur se oggi vivi in un mondo tecnologico, ancora non sai che ciò non può bastare, e prima ancora di spingerti verso gli orizzonti, è giusto che tu sappia cos’è il sudore, la stanchezza, gli occhi che bruciano per il vento salmastro, o quando hai le meni stanche che non sanno più reggere il cucchiaio per cibarti, o il sonno che attanaglia e ottenebra la tua mente. Io credo che non vi sia luogo più adatto e più simile ad una avventura, che il vivere a bordo di una nave in cui la vita ti spinga a comprendere tutto questo, e proprio mentre questa culla le tue fantasie e le traduce in realtà.
Ecco: uomo! Se tu cerchi te stesso, il tuo posto è là a bordo di una nave d’altri tempi, che porta un nome prestigioso “Amerigo Vespucci“ la nave più bella del mondo, un Veliero di raffinata eleganza ma duro da domare, come lo è il mare. Ma: vuoi mettere... cosa non puoi vedere e capire a bordo di questa signora dei mari… forse non capirai come può stare l’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo, ma di sicuro capirai cos’è la vita.
(Un omaggio al mare, al Vespucci, al marinaio)
Alexander F. Kineith
Il Vascello "Amerigo Vespucci" è stato costruito nei Cantieri Navali di Castellamare di Stabia del 1930 e varata nel 1931
L'Amerigo Vespucci fu iscritta al Compartimento Marittimo di La Spezia col n° 563 e con il certificato dei Cantieri di Castellamare di Stabia n° 534 del 9 Giugno 1931, solo un giorno prima della celebrazione della festa della Marina Militare, che ricorre il 10 Giugno in ricordo della bellissima azione di Luigi Rizzo nell'impresa di Premuda del 1918.
Alcune curiosità sulle caratteristiche costruttive di questa nave
Lo scafo: è costituito da lamiere è in acciaio dolce Martins Siemens il cui spessore varia tra i 12 e i 16 mm. Il fasciame dello scafo è stato interamente unito all'ossatura delle costole, mediante chiodatura realizzata a caldo (questo conferisce alla struttura stessa una maggior flessibilità) poi le lamiere sono state calafatate a freddo. La chiglia è di tipo massiccio, ciò conferirà una maggior stabilità alla nave. Il vascello si suddivide in tre ponti principali di batteria ininterrotti da prora a poppa... rispettivamente definiti: di coperta, di batteria, di corridoio. Vi sono poi dei copertini, un castello di prora ed un cassero poppiero che conferiscono alla nave una dolce ed elegante linea di insellatura a cavallino. Vi sono inoltre otto paratie stagne trasversali e un doppio fondo che corre per tutta la lunghezza dello scafo. A suo tempo, a bordo del Vespucci, furono installati anche quattro cannoni da 76 mm. contraerei che oggi non esistono più.
Alcuni dati :
· Dislocamento: 3.553 t. standard (4.146 pieno carico)
· Lunghezza: 82.4 mt. fra le perpendicolari e 100 mt. fuori tutto (dal giardinetto di poppa all'albero di bompresso)
· Larghezza: 15.5 nella sezione maestra
· Pescaggio: 7 mt.
· Alberi: bompresso 50.02 maestra 54.02 mezzana 43.24 (dal livello del mare I.M.)
· Velocità (andatura): 10 nodi circa
· Propulsione: n° 2 gruppi Diese/dinamo con motori Fiat B.306 e n° 1 motore elettrico Marelli da 2.000 hp.
n° 1 elica a passo fisso e timone del tipo ordinario
· Autonomia: 5.500 miglia a 6.5 nodi (sul motore elettrico)
· Sistemi elettrici: n° 2 radar di navigazione MM/SPN - 748
· Equipaggio: 13 Ufficiali
241 Sottufficiali Sottocapi e comuni
· Equipaggio extra: 255 allievi ed istruttori dell'Accademia
Nota: il mattino del 22 Febbraio del 1931, alle ore 09.30, lo scafo del Vespucci scivolò dallo scalo in mare e, per la prima volta in quei tempi, la madrina non fu una real signora della Casa Savoia, ma una gentile e avvenente donzella: Elena Cerio, la figlia poco più che ventenne del Capitano di Vascello Oscar Cerio, Comandante del cantiere. Ironia o fortuna oppure fu una semplice coincidenza che la madrina non fosse di sangue reale... come si sa, e questo i marinai lo sanno per certo, mai nulla accade per caso, come la coincidenza della data: il 22 Febbraio, ma del 1522, in cui morì a Siviglia il fiorentino Amerigo Vespucci... come se fosse un felice preludio per una lunga vita.
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a cura di Alessandro BELLOTTO