Mediterraneo origini storiche della Marina
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a cura di Alessandro BELLOTTO |
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isola della Sardegna
moneta d'epoca
stemma del Regno Sardo
stemma del Regno Sabaudo
Regione Autonoma di Sardegna
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L'emblema dei quattro mori Una domanda che spesso sorge spontanea... anzi, in realtà, le domande che sorgono spontanee per chi si affaccia alle soglie storiche della Sardegna sono più d'una, anzitutto: "qual'è il significato dei quattro mori e delle loro bende"? "Quali possono essere state le circostanze contingenti per cui questa regione ha adottato questo emblema"! Ma, sopra ogni ragionevole dubbio ci si chiede chi dunque ne è stato l'artefice, e perché o quando e/o quali le circostanze hanno fatto sì che questo simbolo divenisse così importante da essere ancora oggi reiterato nel tempo. Questo simbolo oramai consolidato della regione sarda, in realtà ha alle sue spalle una lunga e quanto mai controversa diatriba che si trascina oramai da qualche secolo, ed alla quale molti appassionati e studiosi dell'isola hanno cercato di dare una risposta, la più veritiera possibile. Il fatto è che questo emblema compare ancor prima nella storia iberica, e a tutt'oggi divide sia pure anche gli stessi studiosi iberici. I quattro mori infatti, compaiono per la prima volta in terra Iberica su di una bolla della cancelleria reale di Pietro il Grande, re di Aragona, nel 1281, poco più di tre lustri prima, nel 1297, anno in cui papa Bonifacio VIII° infeudò nel regno di Sardegna e Corsica un'altro re Aragonese, Giacomo II° detto il giusto. L'infeudazione era, per così dire, una sorta di permesso ufficiale delegato ai re aragonesi di contendersi le due isole, Sardegna e Corsica, a suon di spade. A quei tempi infatti, l'isola di Sardegna era suddivisa in quattro giudicati, tre dei quali erano decaduti ovvero: Cagliari (Kalari o Karaly, nome di origine cartaginese) Torres e Gallura, mentre quello di Arborea sopravviveva ancora sotto la giurisdizione del giudice e/o re, Ugone II°, il quale per meglio dire, ben pensava alle spedizioni degli aragonesi, dati i buoni e durevoli rapporti con questi ultimi, contro le fazioni dei pisani e dei genovesi che spadroneggiavano sulla rimanenza del territorio e dove avevano fondato un pò ovunque delle piccole signorie. Egli infatti sperava da queste azioni di allargare un pò i suoi confini. Con l'arrivo degli aragonesi i pisani vennero sconfitti, dando iniziò così il loro insediamento nell'isola; questo però non accadde coi confronti dei genovesi in Corsica, i quali continuarono a mantenere il loro dominio. Più tardi, nel 1479 con l'unificazione delle due corone di Castiglia e Aragona, nacque il regno di Spagna e l'isola passò così sotto la dominazione spagnola. Ora però, senza addentrarci profondamente nei singoli fatti in preda alle battaglie nelle lontane terre iberiche e in quelle Sarde, quello che dopo tutto ci interessa di sapere oggi, è il significato a cui fanno capo i quattro mori, attorno ai quali ruotano ben due leggende: una iberica e l'altra sarda. ...fra gli studiosi iberici c'é chi lo inserisce nelle vicende di casa e che quindi sia stato creato in Aragona da re aragonesi, altri lo attribuiscono creato per l'Aragona da re catalani, altri ancora credono che sia stato creato per rappresentare l'insieme degli stati della corona d'Aragona. Sta di fatto che, quasi per certo, l'emblema dei quattro mori sembra sia stato creato dal re Pietro I° d'Aragona per celebrare la vittoria sugli arabi nella battaglia di Alcoraz del 1096, vittoria ottenuta grazie anche all'intervento di un cavaliere dalle armi bianche e una croce rossa sul petto, che in realtà era San Giorgio. Il re quindi creò uno scudo con campo bianco e una croce rossa nel mezzo e ai quattro angoli pose quattro teste di re arabi sconfitti e che furono trovate tagliate sul campo si battaglia adorne di turbanti tempestati di gemme...secondo altri studiosi sembra invece che a porre i quattro mori sullo scudo crociato sia stato Raimondo Berengario IV° , conte di Barcellona, per celebrare la sua vittoria sui mori di quattro province catalane. ...nelle terre di Sardegna invece sembra che il gonfalone, oramai leggendario, questa volta in campo rosso con croce bianca al centro, sia stato dato dal papa Benedetto VIII° ai Pisani accorsi in aiuto dei Sardi per combattere il terribile re saraceno, Museto, che all'epoca (1017) cercava di conquistare la Sardegna e l'Italia. Però le quattro teste di moro compaiono per la prima volta solamente nel 1624 ad opera di un'altro studioso, il quale riporta con dovizia i fatti relativi al ritrovamento delle quattro teste con turbanti tempestati da gemme preziose ritrovate nel campo di battaglia. Le quattro teste per l'appunto, ne rappresentano le quattro cacciate dei mori da Cagliari. Come si può notare, sia le descrizioni iberiche che sarde, hanno numerosi punti in comune, diremo anzi che sono similari, a parte il particolare dei campi che sono invertiti. A questo punto viene lecito pensare che siano stati i sardi ad aver copiato visto che se ne parlano per secondi. Tuttavia le controversie ancora oggi non sono state sopite del tutto, per molti versi le ricerche che si sono succedute hanno riportando come valide questa o quella verità... a cominciare dal fatto che i quattro mori, rispetto a chi guarda, una volta sono rivolti a destra poi a sinistra poi appaiono con le bende sugli occhi, poi ancora sono rivolti di fronte e senza bende, ...e così via dicendo. Anche quando la Sardegna transitò definitivamente sotto il dominio dei Savoia, e la bandiera sotto il regno di Carlo Alberto divenne tricolore, i reali hanno mantenuto questo vessillo sopratutto riferito ai corpi militari sardi come ancora oggi appare, e nonostante le innumerevoli azioni a prò e contro, va ricordato che lo stemma dei quattro mori, con decreto presidenziale del 5 Luglio del 1952, è stato sancito quale simbolo ufficiale alla Regione Autonoma di Sardegna ed inoltre, tale decreto, il 10 Ottobre dello stesso anno venne trascritto nel registro araldico dello stato, e il 12 Dicembre sempre dello stesso anno è stato successivamente riportato nel registro italiano. Alla fine, pur seguendo le varie correnti storiche dei ricercatoti iberici e sardi, nessuno è mai riuscito a dipanare il nodo di chi e perché è stato creato questo emblema, e sopratutto quando esso sia apparso in Sardegna. Forse si tratta di due simboli distinti nati in epoche diverse. L'unica certezza è che le sue origini sono iberiche e che sia stato portato nella nostra isola ad opera dei Catalano-Aragonesi. Di certo, chiunque ne sia stato l'artefice, quello che conta oggi è che oramai fa parte della nostra cultura, anzi della cultura sarda, e ben venga un simbolo che è transitato attraverso i secoli nel mare di Lepanto sino ai monti dell'alto piano di Asiago a quelli del Carso, dove generazioni di sardi sono morti sotto le sue insegne. Che sia di origine autoctona o iberica, oramai ha poca importanza. Un certo saggio direbbe che: ...chiunque ci veda quello che vuol vedere, nel bene o nel male, di tutto ciò rimane un'unica certezza... la durevole coesione che esso ha saputo creare nella storia Oggi i Sardi hanno la loro bandiera (legge regionale del 15 Aprile 1999 n°10),
ma i quattro mori, memori dell'antico affronto
fatto dai piemontese,
hanno significativamente voltato la testa dall'altra parte e aperto gli occhi,
oggi non più fasciati
dalla benda che torna a cingere la fronte.
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