Le fregate americane del 1797 a cura di Alessandro BELLOTTO
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Il brulotto
Sostanzialmente si trattava di una nave incendiaria che veniva
pilotata contro le navi avversarie. Possiamo ben dire che l’efficacia di
questo mezzo non sempre era all’altezza di ciò che ci si aspettava,
questo poteva dipendere o dal fatto che la nave avversaria riusciva a
sganciarsi dal raggio della sua azione o perché qualche altra nave lo agganciava trascinandolo lontano dal suo bersaglio però, se
l’azione andava a buon fine il risultato che ne conseguiva era davvero micidiale.
Modernamente lo si potrebbe definire come una sorta di arma vettore, o per
dirla in termini tecnici, lo si potrebbe paragonare ad una moderno soluto,
solo un po’ più complicato nel suo utilizzo. In realtà si trattava di
un piccolo veliero opportunamente modificato, all’interno del quale
veniva posto un grosso quantitativo di esplosivo opportunamente stivato
lungo le pareti laterali dello scafo, al quale venivano praticati dei fori
suppletivi come prese d’aria, per di più, i portelli dei cannoni
venivano incernierati nella parte inferiore, in modo tale che una volta
aperti non potevano più chiudersi. Sempre sotto coperta venivano poi
sistemati dei canali ricolmi di polvere da sparo collegati ad una miccia
tramite la quale, una volta accesa, la
fiamma si propagava rapidamente in ogni direzione facendo aprire i
portelli per richiamare l’aria necessaria alla combustione e dare fuoco
alle polveri. Sul ponte di coperta venivano poi sistemati tanti comignoli
in modo tale da favorire il propagarsi del fuoco anche alle attrezzature
e alle vele. Ovunque veniva spalmata pece e olio di balena per favorire la
combustione. Altri accorgimenti erano quelli di porre dei rampini alle
estremità dei pennoni in modo tale che questi potenzialmente si
impigliassero sulle manovre della nave avversaria. Quello che alla fine occorreva, era un equipaggio, ridotto, di uomini temerari e dotati di sangue freddo, perché dovevano condurre il brulotto nella direzione della nave da colpire, in genere erano i grandi vascelli di linea perché erano i più lenti a manovrare; una volta indirizzata la rotta bloccavano il timone e cercavano di arrembare la nave con il lancio di rampini che poi ancoravano al brulotto, davano successivamente fuoco alle micce preventivamente attrezzate, dandosi poi alla fuga. Molto spesso accadeva che molti di loro morissero per le esplosioni, altre volte nella fuga venivano catturati. Indubbiamente, sin dalla antichità, il fuoco a bordo di qualsiasi nave costituiva un enorme pericolo, specie nei tempi in cui queste erano costruite in legno…non che oggi nelle moderne unità sia meno pericoloso.
Quindi tutte le
marine del mondo, sin dai tempi dei Greci, quando era possibile, usavano
incendiare le navi avversarie, cosa che continuarono a fare abitualmente gli inglesi
dirigendo le navi incendiate contro quelle spagnole,
o gli stessi francesi nei confronti delle navi inglesi. In proposito
va ricordato che gli olandesi
erano famosi nella costruzione dei brulotti. Quando una nave
veniva incendiata a bordo si seminava un’ondata di terrore e molti
marinai pur di non venire bruciati vivi si gettavano a mare correndo il
rischio di essere catturati o uccisi o, peggio ancora, di morire annegati. L'uso del brulotto fu definitivamente abbandonato nel XIX secolo.
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