I Vascelli da guerra  

a cura di Alessandro BELLOTTO

 

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  La battaglia di San Giacomo

     Se da un lato questi enormi vascelli, rapportati all'epoca s'intende, erano realizzati con i migliori legnami che si potevano reperire sulla piazza, è altrettanto vero che con altrettanta facilità si potevano distruggere tuttavia, bisogna anche riconoscere che con altrettanta rapidità si potevano riparare. Nel breve giro di poche settimane infatti: entrambi i contendenti avevano allestita e riarmata di tutto punto una nuova flotta. L'ultima battaglia, praticamente, si era svolta non lontano dalle foci del Tamigi, ragion per cui, per praticità, le riparazioni della flotta inglese si svolsero nei cantieri di Chatham, presso le foci del Tamigi sulla sponda del Kent.

     Dunque, nonostante le sanguinose battaglie dei quattro giorni, inglesi e olandesi, stavano nuovamente per affrontarsi in quella che gli inglesi chiamano "la Battaglia di San Giacomo" proprio perché se svolse in tale giorno.

     Questo nuovo scontro ebbe luogo al largo delle coste dell'Essex sul mare del Nord e si articolò come di prammatica, secondo le nuove tattiche navali e infatti, ambedue le formazioni si trovarono allineate e navigavano nella medesima direzione, incuneandosi progressivamente sino a che le unità di testa non furono a tiro e qui, ebbe inizio la battaglia, che da subito si trasformò in un duello di artiglieria, dove gli inglesi ebbero la meglio. Inutile negarlo: la disciplina e la preparazione che i nuovi ufficiali avevano acquisito e l'addestramento degli equipaggi inglesi, evidenziò una omogeneità e una compattezza senza pari, oltretutto, i cannonieri inglesi caricavano e sparavano più rapidamente degli olandesi, dimostrando una assoluta precisione nel tiro davvero sorprendente ma, sopratutto, erano confortati dal possedere cannoni di un calibro e gittata superiore a quella olandese che, a lungo andare, soverchiò l'ardimento col quale questi ultimi si battevano. A tal proposito, è doveroso segnalare che le selezioni degli ufficiali messe in atto da Pepys, stavano dando i loro frutti... insomma: le fantomatiche mischie degli arrembaggi e degli eroismi individuali, lasciavano il posto ad una azione coordinata e meglio distribuita nello scenario della battaglia.

     Intanto, fra le due fazioni centrali, inglese e olandese, il combattimento si stava articolando con maggiore omogeneità mentre, alle estremità dell'intero schieramento, specie in  quello dell'avanguardia olandese, le cose andarono progressivamente in peggio e sin dalle prime battute, gli olandesi persero tre ammiragli e un numero imprecisato di marinai e molte delle loro navi galleggiavano semidistrutte e furono costrette a defilarsi dalla scena. A differenza della parte terminale dello schieramento stesso, quello comandato dall'Ammiraglio Trump che, quasi d'improvviso, ruppe lo schieramento come per dirigersi a combattere separatamente dal resto della flotta. Questo scompaginò non poco la tattica di de Ruyter, che al centro dell'allineamento, stava reggendo piuttosto bene. Con molta probabilità, sembra che tale improvvisa iniziativa messa in atto dal vice ammiraglio olandese, fosse dovuta a risentimenti che lo stesso aveva nei confronti di de Ruyter e pertanto, volesse così dimostrare le sue capacità di combattere separatamente.

     Comunque, sul fare del pomeriggio, entrambe le flotte erano piuttosto danneggiate e ben presto il conflitto si trasformò in un agglomerato di navi sparpagliate che andavano alla deriva senza più governo, cosicché, de Ruyter cercò di raggruppare il più possibile la sua fazione per proteggere il resto della flotta, che oramai stava riparando disordinatamente verso la costa olandese. Per quanto fu possibile, anche se sporadicamente, i combattimenti perdurarono per tutta la nottata, con gli inglesi proiettati all'inseguimento. Fortunatamente, verso l'alba, le navi ebbero modo di rifugiarsi nei bassi fondali olandesi, sottraendosi così alla lotta; cosa che fece poco dopo lo stesso Trump, accortosi di avere di fronte tutta la flotta inglese.

     Questa volta erano gli olandesi a chiedersi e ad accusarsi chi di loro aveva sbagliato; de Ruyter accusò Trump di insubordinazione, perché aveva trasgredito agli ordini, allontanandosi dalla formazione di proprio arbitrio e Trump, a sua volta, accusò de Ruyter di non aver protetto sufficientemente la testa dello schieramento che fu subito annientata. In questa battaglia gli inglesi riportarono poche perdite, solo alcuni capitani e circa 300 marinai, oltre s'intende, ad una sola nave e tre brulotti. Gli olandesi, dal canto loro, persero una ventina di navi e oltre 7000 uomini. Ancora una volta, per gli olandesi, fu una amara sconfitta, ma il peggio era, che gli inglesi ritornarono padroni del mare del nord.

     A questo punto della storia però, si verificò un fatto nuovo, imprevisto, che suscitò negli animi degli olandesi un odio profondo e che non si sarebbe più dissipato. Dopo la vittoria appena riportata, gli inglesi si diressero verso nord, consapevoli che all'orizzonte non avrebbero incrociato alcuna nave da battaglia nemica e per la prima volta, presi dall'euforia, si dedicarono al saccheggio sulla costa nemica. Fu preso di mira un piccolo villaggio sull'isola di Vlieland, nella Frisia, dove si pensava che vi fossero degli insediamenti governativi, così, al soldo del famigerato Robert Holmes si compì lo scempio a carico degli increduli abitanti. Holmes ordinò ai suoi uomini più che di saccheggiare, proprio di distruggere la cittadina, ma i suoi addentellati, prima saccheggiarono a piene mani e poi appiccarono il fuoco alle case e ai mercantili in sosta nel piccolo porticciolo. Furono così distrutte oltre cento navi da trasporto, cosa che causò un ingente danno economico, senza contare quello che i suoi uomini arraffarono in ogni casa.

     In Inghilterra, alcuni anni dopo, si parlava ancora del gran falò che sir Robert Holmes aveva appiccato. Che dire: se da un lato distruggere navi nemiche faceva parte della logica della guerra, condurre azioni così licenziose a danno di gente inerme, andava ben oltre l'etica dall'essere dei combattenti che agivano con onore. Quando la notizia della sconfitta inflitta agli olandesi arrivò a Londra e con essa, anche quella relativa dall'aver dato fuoco alle navi, tutta la popolazione scese nelle piazze a festeggiare e dalla torre di Londra echeggiarono salve di cannone. Qualcuno però, arrivò anche a pensare che una simile azione, resa ignobile dai saccheggi, prima o poi, si sarebbe rivoltata contro, suscitando le ire dell'onnipotente. Così infatti la pensava Pepys, che riportò nei suoi diari, una nota di disappunto.

 

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