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Alessandro F. Kineith

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 Alessandro  F.  Kineith

 

Le scorribande dell'u.s.s. ESSEX

 

romanzo

 

 

 

Avventure sui mari

(Vol. VI°)

 Edizione 2017

  

Prefazione

Prima di raccontare le imprese che questa unità da guerra americana, l’u.s.s. Essex, ha compiuto navigando attraverso due oceani, è doveroso conoscere più da vicino alcuni aspetti costruttivi che la riguardano. La Essex era una fregata leggera realizzata con legno di quercia bianca del New England, molto appropriato, che stazzava solamente 860 Tonnellate; aveva una linea a dir poco perfetta e armoniosa nelle proporzioni, completata con una velatura elegante; al galleggiamento aveva un bordo libero un po’ più basso rispetto le altre unità della stessa classe, ciò faceva sembrare che la nave scivolasse con grazia ed eleganza sopra sulla superficie dell’oceano; il suo armamento opportunamente studiato dal suo progettista, William Hachett, era costituito da 32 cannoni ed era a dir poco una giusta combinazione di peso, che conferiva alla nave una manovrabilità eccellente e la rendeva particolarmente veloce. La Essex dunque, costruita nei cantieri di Enos Briggs, era davvero un capolavoro di ingegneria navale e i suoi armatori, i commercianti di Salem della Contea di Essex nel Massachusetts, che si accollarono gli oneri della sua costruzione, che allora costò 139,362 Dollari, ne andavano fieri. La motivazione che indusse questi liberi cittadini a commissionarne la costruzione, era quella di farne poi dono alla Marina da Guerra dei tredici stati, e così avvenne. Dopo il varo avvenuto il 17 Dicembre 1799 la nave fu presentata alla Marina degli Stati Uniti e accettata dal famoso Capitano Edward Preble, ed ebbe il battesimo del fuoco durante la prima guerra contro i barbareschi nel catino del Mediterraneo.

Ebbene, ciò che in seguito accadde a questa splendida fregata, segnerà l’inizio di una brillante avventura che la porterà in auge nella storia della marineria statunitense, grazie alla tattica navale dei suoi Comandanti, in particolare le imprese del Capitano David Porter, che combatté da corsaro nelle acque del Pacifico catturando diverse baleniere inglesi durante la guerra Anglo-Americana del 1812.

Quella di Porter fu un’impresa intenta a minare sistematicamente i traffici commerciali inglesi, sottraendo agli armatori britannici proprio quella libertà di navigazione che essi davano per scontata, al contrario di ciò che in realtà accadeva nei confronti dei mercantili Yankee, bersagliati dalla pressante supremazia navale inglese. Il Capitano Porter dunque, arrecò all’Ammiragliato Inglese un danno economico di gran lunga superiore a quello causato da altre navi americane di potenzialità maggiore. Dopo questa disquisizione, dicono che non vi sia luogo al mondo in cui il pensiero di un uomo possa spaziare all’infinito come nella propria mente, dove i ricordi sono scrupolosamente archiviati e ben allineati nella cronologia del tempo. A pensarci bene, gli eventi che hanno caratterizzato la vita e lo scandire dei giorni a bordo di quella splendida nave, che coinvolse le gesta di uomini indissolubilmente legati da un comune destino, non possono che essere narrati e rievocati da un vecchio lupo di mare di conclamato spessore, come il narratore che si accinge a disquisire le gesta di chi visse e combatté, contribuendo a creare una straordinaria storia che ci viene tramandata sin dalla notte di quei tempi di avventura.

  

 

Capitolo primo

Quando Ernest Howard scese dalla passerella del Brigantino che lo aveva condotto a Venezia, lì per lì non si rese conto di trovarsi davanti ad una città che sorgeva direttamente dal mare. Per Howard, quella visione rappresentava un qualcosa che andava ben oltre la sua immaginazione; aveva sì, sentito parlare di una simile città, ma non avrebbe mai immaginato quanto fosse reale. A Boston dove viveva e dove insegnava storia contemporanea, oltre che per le sue spiccate doti di docente e l’eloquenza con cui riusciva ad attirare l’attenzione di chi frequentava i suoi corsi, Howard si era distinto anche per la sua attività secondaria di scrittore che lui perseguiva per pura passione. I suoi testi, per quanto inverosimili, erano letti da molti e molti erano quelli che avevano contribuito a divulgare nel Paese questa sua capacità di esporre i fatti con assoluta precisione, come se si trattasse di una verità testé esternata da chi li avesse vissuti in prima persona. Come spesso accade a chi esercita la passione di scrivere, il passaggio dalla storia alla leggenda, in un grande Paese come i tredici Stati d’America, che per decenni hanno accolto gente di tutte le risme dedite alla conquista e all’avventura, il più delle volte si era soliti dar fede più ad una leggenda piuttosto che alla verità stessa, ebbene, questo genere di letteratura col passare del tempo ebbe la tendenza a inoltrarsi verso una narrativa che, inverosimilmente, viene sottilmente celata sotto il nome di romanzo poiché di fatto, quando non si hanno determinate certezze, la verità o la storia lasciano il posto all’iniziativa e colui che le descrive, tende a navigare sulle ali della fantasia. Non si tratta proprio di una finzione, ma di una mezza verità, ed era proprio questo che Howard voleva evitare. Nonostante la sua notorietà come storico e come avvincente scrittore, che aveva ammaliato con le sue pagine di vitalità quasi una generazione di lettori, questa volta il narratore bostoniano attraverso i suoi scritti era intenzionato a riportare in auge le gesta di uomini che avevano fatto la storia dell’America, quella vera. Questa volta Howard voleva conoscere l’esatta verità di come si erano svolte le operazioni marinaresche condotte nel Pacifico dal Capitano David Porter durante la guerra del 1812-14 e per far ciò, aveva interpellato vecchi marinai; uomini di cultura; setacciato testi di ogni genere con la pazienza di un certosino; aveva scartabellato le biblioteche di Philadelphia, di Boston, di Washington e di altre città marinare. Nella capitale era persino riuscito ad ottenere il permesso di consultare i diari di bordo di vecchi Capitani, che le capitanerie avevano inviato ad un centro appositamente creato per la raccolta delle memorie storiche. Howard era alla ricerca di qualcuno che sapesse. Finalmente le sue ricerche lo avevano portato a Baltimora e successivamente, spinto da una irrefrenabile curiosità si sarebbe recato oltreoceano, in Europa. Col tempo le sue ricerche lo avevano indirizzato verso un uomo, di cui sapeva poco o nulla, ma che avrebbe saputo illuminarlo sui fatti che più lo interessavano. Si trattava di un Capitano di Marina le cui gesta parlavano per lui; gesta che nessuno sapeva esattamente quali fossero, né tantomeno avrebbero saputo descriverle, ma che rappresentavano la quintessenza di una verità sconosciuta ai più. Howard era nella assoluta convinzione che quest’uomo faceva al caso suo, poiché aveva accertato che costui aveva conosciuto di persona il Capitano David Porter, Comandante della fregata u.s.s. Essex. Di costui conosceva solamente il nome e l’unica cosa che era riuscito a sapere con assoluta certezza, rappresentava il fatto che un tempo era stato un autentico contrabbandiere.

 

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