I
leggendari Clipper a cura di Alessandro BELLOTTO
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I colonial Clippers La scoperta dell’oro in Australia segna un’altra tappa nella storia dei Clipper, siamo agli inizi della seconda metà del XVIII secolo e i traffici del tè sono fiorenti, ma la nuova ondata immigratoria che dall’Europa si sposta verso le fonti aurifere di quel paese, impose, agli armatori inglesi, la scelta di dover dirottare molti dei loro Clipper dalla rotta del tè verso la nuova rotta della lana, ovvero: trasportare emigranti all’andata e lana al ritorno. Questi Clipper erano in gran parte realizzati in composito e superavano di gran lunga le 1000 T. e fu un vero e proprio businnes per gli armatori. Uno di questi fortunati latifondisti fu il giovane James Baines, a capo della “British Balack Ball Line”, il quale si dedicò quasi esclusivamente a questo genere di traffico e nel giro di pochi anni, accumulò una vera e propria fortuna. Intanto, col passare degli anni, verso il 1860, gli armatori pensarono bene di aumentare la capienza di queste navi portandolo il tonnellaggio a superare le 1600 – 1800 T. passando definitivamente alla costruzione dello scafo interamente in ferro con le attrezzature eseguite con cavo di acciaio. Era
nata una nuova generazione di Clipper!
Bisogna ricordare però, e non a torto, che questi
Clipper non si potevano certo considerare accoglienti, le condizioni di
vita a bordo di erano quasi al limite della sopravvivenza. Molti emigranti
per lo più i vecchi e bambini, proprio per le difficoltà contingenti e
le precarie condizioni sanitarie, non riuscirono a contemplare la terra
promessa. E’ singolare quanto curioso il fatto che gli armatori, in
generale, avessero quasi più considerazione per le balle di lana che
potevano importare che del genere umano che trasportavano. Se da un lato si può dire che la
vita non va incontro a nessuno, dall’altro, è pur vero che tutta quella
gente che aveva avuto l’ardire di sacrificare tutto, nella speranza di
una vita migliore e si azzardava a compiere un viaggio al limite del
burrascoso, veniva regolarmente calpestata e confinata nei meandri angusti
sotto coperta e privati quasi della loro dignità. Di
contro, il carico di lana che riuscivano a stivare era davvero
incredibile, basti pensare che quest’ultima veniva addirittura stivata
con l’ausilio di presse pur di fare un carico lucroso. Uno dei tanti
esempi fu il Mermerus, all’interno del quale furono
stivati ben 10.000 balle di lana per un valore di almeno 130.000 sterline.
Ad ogni buon conto, questi traffici erano prettamente appannaggio degli
armatori inglesi, e la stragrande maggioranza di questa nuova generazione
di velieri che veniva impiegata, era
costruita proprio in Scozia.
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